Roma

L’archeologia? Blocca anche la metro C

Metro C, il grande bluff della tratta centrale San Giovanni-Clodio. «Tutto fermo», potrebbe essere il titolo ideale di questa commedia all’italiana con tanti protagonisti: gli ex sindaci Walter Veltroni e Francesco Rutelli, il management di «Roma Metropolitane», il consorzio di imprese costruttrici («Metro C spa») e le Soprintendenze archeologiche. Con la partecipazione straordinaria, nel finale, della nuova giunta Alemanno, entrata in scena a film quasi concluso. Ovvero in quella lunghissima sequenza (che dura dalla primavera scorsa a oggi) in cui gli scavi archeologici delle stazioni centrali «San Giovanni», «Colosseo», «Venezia», «Chiesa Nuova» e «San Pietro» sono completamente bloccati perché la Sar sta valutando l’enorme quantità di reperti rinvenuti durante i sondaggi preliminari, durati anche un anno e mezzo più del previsto. Tanto che appare azzardato fare previsioni sull’apertura dei cantieri veri e propri o sull’inaugurazione della tratta, fissata per il 2015.
Questa in sintesi la situazione attuale così come emerge dall’ultimo rapporto (datato 31 agosto) di «Roma Metropolitane», la società appaltante del Campidoglio presieduta da Chicco Testa: «Procedono le indagini con scavi archeologici preventivi nel sito di piazza Madonna di Loreto e sono completate le operazioni di rinterro a piazza Venezia; a piazza del Colosseo e piazza della Chiesa Nuova sono state ultimate le attività di ripristino dell’area allo stato ante litteram». Leggasi: «Tutto come prima, in attesa di nuove disposizioni». E allora eccolo il grande bluff messo in atto prima dall’amministrazione Veltroni e poi dal candidato sindaco (sconfitto) del centrosinistra nonché ex ministro dei Beni Culturali, Francesco Rutelli. Un bluff in due parti: nella prima la vecchia Giunta cela sistematicamente i ritardi e le difficoltà nei sondaggi archeologici che già hanno portato alla soppressione della fermata «Argentina». Nella seconda, lo scorso 4 marzo, Rutelli annuncia che il tavolo tecnico del suo (ora ex) Ministero aveva appena concesso le autorizzazioni necessarie per la prosecuzione dei lavori nonostante la relazione fortemente negativa inviata il 24 gennaio al direttore generale per i Beni Archeologici del ministero, Stefano De Caro, dal soprintendente archeologico capitolino Angelo Bottini. «La metro C si può fare anche nel centro storico - spiegava in piena campagna elettorale l’aspirante primo cittadino seduto tra Bottini, De Caro e Testa -. Finalmente sarà possibile celebrare il matrimonio tra archeologia e modernizzazione che la città si aspetta da sempre». La metro in centro si potrà anche fare, come prometteva Rutelli, ma il matrimonio sembra già in crisi se pochi mesi dopo tutti i cantieri sono fermi proprio a causa del fattore A (come Archeologia) decisivo, del resto, anche nella rinuncia al parcheggio del Pincio.
Ora la patata bollente è nelle mani di Sergio Marchi, neoassessore comunale alla Mobilità: «Negli ultimi giorni ho registrato un clima molto positivo - spiega -. I vertici di Roma Metropolitane mi hanno assicurato che Lodi-San Giovanni aprirà nei tempi previsti (fine 2012, ndr). Anche per la tratta centrale si sta andando avanti con la nuova progettazione della fermata Colosseo. Per Chiesa Nuova e Venezia, sicuramente le due stazioni più problematiche, ci sono delle difficoltà ma speriamo di superarle perché è importante che le stazioni previste dal tracciato si facciano tutte".

L’impressione è che verrà fatto l’impossibile per salvare «Venezia», fondamentale nodo di scambio con la futura Linea D, mentre «Chiesa Nuova» potrebbe essere la seconda fermata (dopo «Argentina») a essere sacrificata sull’altare dell’archeologia.

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