Economia

È l’era del diamante, il bene rifugio che sorpassa l’oro

La crisi ci porta nell’età del diamante. Ovvero del bene rifugio che sta prendendo il posto dell’oro. Il rendimento annuo, come si vede nel grafico che confronta il trend con l’andamento dei prezzi dell’oro e dell’inflazione, è costante ma con delle punte nel tempo: 3,87% nel 2006, 4,06% nel 2007; 6,71% nel 2008; 2,06% nel 2009, 3,14% nel 2010 e 5,15% nel 2011. Insomma, meno ballerino dell’oro e più stabile dei titoli a rischio spread, il diamante sta conoscendo una seconda giovinezza che lo ha proiettato negli ultimi anni di crisi a stare sempre un punto e mezzo percentuale in più rispetto all'inflazione corrente. Il sorpasso dell’oro nella dinamica dei prezzi continuerà anche nei prossimi anni: è questa la previsione di molti analisti, che sottolineano come le forniture delle gemme più preziose dovranno tenere il passo con la crescente domanda, proveniente soprattutto dai grandi mercati emergenti dell'Asia (Cina, India e Medio Oriente).
Uno studio della Bain ha sottolineato che, di qui al 2020, la domanda di diamanti pare destinata ad aumentare a un ritmo doppio rispetto a quella dell’offerta: un passo di oltre il 6% (in carati) rispetto al 2,8% del «supply». Già entro il 2015, secondo la Anglo American (gruppo che controlla il principale produttore globale di diamanti, De Beers), Cina, India e Medio Oriente passeranno a contare per ben il 40% del consumo mondiale, quasi raddoppiando la quota del 2005. I prezzi dei diamanti grezzi, del resto, secondo un indice compilato dalla società specializzata PolishedPrices.com, sono avanzati del 24% nel 2011 - un ritmo doppio rispetto a quello dell’oro -, dopo due annate di progressi superiori al 30 per cento. Secondo Edward Sterck, analista di Bmo Capital Markets, i prezzi medi dei diamanti grezzi saliranno nel 2012 di circa il 9% raggiungendo i 145 dollari al carato, per poi rallentare pur rimanendo in una dinamica positiva. Attenzione, però, a non confondere i diamanti da investimento con quelli venduti in gioielleria: i primi sono pietre certificate da un unico istituto riconosciuto e importate regolarmente con Iva, i diamanti della gioielleria normalmente sono pietre di caratteristiche più basse, comunque belle per fare gioielli, certificate da enti normalmente legati a realtà commerciali.
La reale differenza, però, consiste nel servizio dato: i diamanti da investimento hanno una quotazione ufficiale, un mercato secondario e la garanzia della rivendita, mentre i diamanti della gioielleria quando sono stati acquistati diventano un gioiello e nessuno garantirà nulla, volendoli rivendere occorrerà trovare qualcuno che se li acquisterà (e che comunque lo farà a metà del valore). L’investimento in diamanti è una sintesi tra l’investimento mobiliare che opera su un mercato secondario regolamentato e quello immobiliare, con le caratteristiche della fisicità e della trasferibilità dei beni. Dal punto di vista del sistema bancario, non fa perdere masse, poiché l’investitore indirizza una parte marginale dei propri risparmi, ed essendo un prodotto che pochi istituti propongono, al cliente si può chiedere di utilizzare denaro fresco proveniente da altre banche o denaro che non sarebbe stato comunque versato sui propri conti. Quanto durerà questa sorta di eldorado? I diamanti sono in esaurimento sulla terra e, quindi, la loro rarità non può che far accrescere il loro valore giorno dopo giorno, diventando un bene sempre più esclusivo per chi lo possiede.

Dunque: chi può, si affretti.

Commenti