Politica

L’Europa non chiude le porte al mais Ogm

Tra i paesi a favore Francia, Germania, Olanda e Inghilterra

Lorenzo Amuso

da Londra

Uno studio, finora tenuto segreto, condotto su un gruppo di cavie nutrite con una varietà di mais geneticamente modificato, rischia di allontanare ancor più l'Europa dagli Stati Uniti in materia di ogm. L'allarme è scattato a seguito della pubblicazione di alcuni stralci di una ricerca effettuata dal colosso della biotecnologia Monsanto, produttrice del mais in questione, responsabile - si sospetta - di provocare gravi anomalie fisiche sui topi di laboratorio. Sotto accusa il Mon 863, un tipo di mais modificato per produrre una sostanza letale contro le larve infestanti del mais, sviluppato dalla stessa Monsanto già in commercio in Usa e altri Paesi.
In Europa, in attesa dell'autorizzazione dell'Ue, resta comunque fuori commercio.
Reni più piccoli ed una diversa composizione del sangue, che ricorda un attacco al sistema immunitario, possibilmente a un tumore: queste le patologie riscontrare negli animali nutriti con il Mon 863. Il rapporto di 1.139 pagine - che la Monsanto non aveva reso noto perché contenente «informazioni confidenziali industriali, utilizzabili commercialmente dalla concorrenza» - indica che le anomalie sono assenti nei topi alimentati con mais convenzionale. Secondo diversi esperti interpellati dell'Independent on Sunday i cambiamenti nella composizione del sangue dei roditori potrebbero dunque indicare che il loro sistema immunitario è stato danneggiato o che abbia messo in atto un meccanismo di risposta ad una malattia.
La multinazionale statunitense ha reagito alle polemiche ricordando il primo ok alla commercializzazione di questa varietà di Ogm ricevuto nel 2002 dall'Agenzia Europea sulla Sicurezza Alimentare (Efsa), e ribadito due anni più tardi a seguito di nuove documentazioni tossicologiche. «Se qualcuno di questi oppositori della biotecnologia aveva dubbi sulla credibilità delle nostre ricerche, avrebbe dovuto sollevare il problema agli organismi regolatori in precedenza. Dopo tutto, Mon 863 non è nuovo ed è stato decretato sicuro quanto il mais convenzionale da nove autorità internazionali dal 2003», si legge nel comunicato della Monsanto.
Una versione confermata dal portavoce del commissario europeo alla Salute e alle politiche dei consumatori, Markos Kyprianou, che ha inoltre ricordato come la ricerca, «un vecchio studio», fosse già nota alle autorità competenti tedesche così come all'Efsa di Parma. «Non ci sono elementi nuovi tali da rimettere in discussione la decisione della commissione di portare avanti la procedura di autorizzazione sul Mon 863» ha aggiunto. La scorsa settimana, però, il comitato Ue di regolamentazione competente, nonostante le rassicurazioni, non aveva trovato la maggioranza qualificata necessaria ad approvarne la commercializzazione in Europa (solo 9 Paesi avevano votato a favore, tra i quali Gran Bretagna, Germania, Francia). Ora l'iniziativa torna alla Commissione che vuole sottoporre una proposta di autorizzazione del mais Mon 863 al voto del Consiglio dei ministri dell'Ue. Nel frattempo Monsanto ricorda come il Mon 863 sia autorizzato per la coltivazione negli Stati Uniti e in Canada, e ne sia inoltre concessa l'importazione come mangime o alimento dalle autorità normative competenti in Russia, Cina, Giappone, Corea, Filippine, Taiwan, Messico. Ma per ora l'Europa resiste e anche nel Regno Unito, che Tony Blair vorrebbe sempre in prima fila nelle battaglie a favore delle bio-tecnologie, crescono le voci di dissenso. Mentre da più parti, anche in Italia, si invocano ulteriori ricerche sull'impatto a lungo termine del mais ogm sulla salute, secondo il domenicale britannico ora anche diversi ministri del nuovo governo laburista, allarmati dai risultati, avrebbero repentinamente cambiato idea.


E se gli Stati Uniti sembrano aver ormai imboccato la strada dell'alimentazione transgenica (oltre il 75% dei cibi pronti contiene ingredienti geneticamente modificati), in Europa si rafforza con la stessa determinazione la mobilitazione anti-ogm.

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