Politica

L’INTERVISTA LA PSICOLOGA

Le sette in Italia hanno influenza anche sul mondo del lavoro, racconta Raffaella Di Marzio, membro del direttivo della Società italiana di psicologia della Religione e autrice di Nuove religioni e sette. La psicologia di fronte alle nuove forme di culto (Magi). «Nel Paese vere e proprie aziende sono create o infiltrate ogni giorno da membri di sette».
Qual è la situazione in Italia?
«Le sette sono presenti nel mondo del lavoro da quando si sono diffuse nel nostro Paese, negli anni 70. Alcuni movimenti sono a sfondo spirituale-religioso, altri, definiti gruppi dal potenziale umano, hanno la finalità generale di potenziare l’uomo. Quando da piccole realtà diventano nuclei più organizzati, nella maggior parte dei casi fondano associazioni, aziende con un certo obiettivo: si dedicano all’ecologia, al benessere, alla bellezza, alla salute… Gemmano così piccole attività legate alla setta con specifiche finalità di cui l’utente non sa nulla».
Qual è il loro obiettivo?
«Avere un impatto sull’utente, che si avvicina perché cerca un servizio. Se non è interessato a quello che gli è proposto, se ne va, altrimenti resta. Dalle spiegazioni si passa alle motivazioni e poi è richiesta una collaborazione».
Sono quindi proposte assunzioni?
«La setta tende ad assumere simpatizzanti e adepti per condividere finalità comuni e perché l’adepto fa da tramite per coinvolgere altre persone. Gli esterni possono contaminare l’azienda importando idee erronee rispetto al progetto. I problemi arrivano quando un membro va in crisi e non crede più nella setta: in questo caso arriva il licenziamento».
Si tratta di realtà diffuse in Italia?
«Secondo i dati dell’Enciclopedia delle religioni in Italia, del Centro studi sulle nuove religioni di Torino, su gruppi reali e censiti, in Italia sono presenti circa 600 movimenti. Sono definiti gruppi minoritari spiritual-religiosi. Alcuni sono molto piccoli, hanno per esempio 50 adepti, altri possono avere 20mila seguaci. Se sono più di 20/30 persone, per mantenersi creano in un primo momento associazioni, con una quota annuale. Poi diventano aziende».


Esistono casi di infiltrazioni dall’esterno?
«A volte, le aziende chiedono a organizzazioni esterne corsi di formazione e i dirigenti non sanno chi hanno di fronte: spesso gruppi di tipo settario s’infiltrano nella società mascherandosi con corsi di relazione o formazione».

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