Economia

L’inventore del «vuoto» che riempie i bilanci

L’inventore del «vuoto» che riempie i bilanci

A dispetto del nome, la Saes Getters è un’azienda italiana. Anzi, è una multinazionale che mantiene il legame con le origini grazie anche a quel Saes attribuito al momento della nascita nel 1940: «Società apparecchi elettrici scientifici». Poi col tempo c’è l'abbinamento con il termine inglese «getter» che vuole dire assorbitore in quanto questa è una impresa che produce e vende proprio i getter, e cioè piccoli componenti in leghe metalliche capaci di assorbire chimicamente il gas. Un po’ come fanno le spugne con l'acqua, con la differenza che le spugne possono espellere l'acqua mentre queste leghe assorbono il gas in maniera definitiva. E così facendo, creano condizioni di vuoto estremo nei dispositivi elettromeccanici ed elettronici in cui sono inseriti e che hanno bisogno del vuoto per funzionare. Come nei televisori, ad esempio, sia quelli tradizionali a tubo catodico sia quelli con lo schermo Lcd e al plasma. O nelle lampade, nei giroscopi, nei tubi a raggi X. E grazie proprio a questa tecnologia che in molti hanno cercato di copiare (più gli americani dei cinesi, comunque) la Saes Getters è leader mondiale con una quota di mercato dell'80%.
Il segreto. «Siamo una multinazionale tascabile esperta nella tecnologia del vuoto», spiega Massimo della Porta, chief executive officer del gruppo che ha il quartiere generale nell’hinterland milanese, a Lainate. Occhi grigio-azzurri, una laurea in ingegneria meccanica a Roma con specializzazione in metallurgia, avviato con grandi falcate verso la cinquantina essendo del 1960, molto sportivo, appassionato di moto, sposato con Donatella Teppati e padre di due figli (Lorenzo e Ginevra), Massimo della Porta è dal 2003 il numero uno della Saes Getters dopo una lunga gavetta sul campo: entra in azienda nel 1989 come ricercatore, quindi fa il direttore tecnico dello stabilimento che la Saes ha in provincia dell’Aquila, ad Avezzano, infine cura la progettazione dei nuovi impianti di Avezzano e della fabbrica costruita in Corea prima di approdare nel 1996 a Milano. Sostituendo quindi gradualmente, in quella che possiamo definire una successione pilotata, il padre Paolo, l’attuale presidente della società: un milanese di 83 anni che appartiene ad una famiglia della vecchia nobiltà meneghina, personaggio dal carattere forte, molto forte, e con una storia che è la storia stessa della società in quanto sono le sue idee e le sue scoperte a portare in cinquant'anni la Saes Getters al successo.
Le origini. «Uno scienziato», dice di lui il figlio. Nato a Pontremoli ma di fatto cresciuto a Roma, un fratello più grande di sei anni, Luigi, che si occupa nella capitale di collezionismo, dalle moto d'epoca alle bambole, Massimo della Porta si definisce «sulla carta imprenditore della terza generazione» anche se «operativamente» sostiene di essere della seconda. E questo per un semplice motivo: il nonno, anche lui di nome Luigi, era avvocato. Nel 1947 Luigi della Porta era entrato insieme ad un imprenditore di Genova, Andrea Canale, nel salvataggio della Saes, fondata qualche anno prima da un ingegnere a Firenze, trasferita durante la guerra in una villetta al centro di Milano ed in quel periodo in grande affanno finanziario. Insomma, nonno Luigi era il classico socio finanziatore: soldi nell'impresa senza occuparsene di persona. Tanto è vero che un paio d'anni più tardi, nel 1949, chiede al figlio Paolo di interessarsene.
L’inventore. Paolo è giovane, ha solo 23 anni essendo del 1924, ma è un cervellone: laureato in ingegneria civile, è appassionato di musica, pittura, poesia, soprattutto ama l’architettura al punto da fondare una società insieme a due geometri. E quando il padre gli chiede di mettere mano alla Saes, lui risponde di sì ma continua ad occuparsi anche di architettura per una decina d’anni. La Saes ha un vecchio brevetto: produce un getter al bario puro. Niente di eccezionale, i getter esistono già dall'Ottocento. Ma questo getter ha in più un difetto: esplode una volta applicato alla produzione industriale. Quindi non è di fatto utilizzabile. Paolo accetta la sfida e inventa il getter ad anello, ben presto applicato nelle valvole della radio per il perfezionamento del vuoto.
L’impresa poi decolla quando nel 1961 arriva una seconda importante scoperta: il getter non evaporabile allo zirconio-alluminio. A quel punto la crescita è impetuosa. Nel 1973 viene inaugurata a Tokyo la filiale commerciale, nascono nuovi impianti a Lainate, nel 1977 negli Stati Uniti, nel 1982 in Cina, nel 1988 in Corea. I brevetti sono già più di trecento, l’azienda è quotata in Borsa allo Star (sarà anche la prima azienda italiana a quotarsi al Nasdaq da dove poi uscirà nel 2003), entra anche nel mondo dei semiconduttori dopo l’acquisizione in California di una società leader nei dispositivi di purificazione dei gas.
La crescita. I dipendenti superano quota 1200, i clienti vanno dalle industrie alle università e ai centri di ricerca. Sono richiesti prodotti di diverso tipo, dalle micro applicazioni elettroniche a quelle di notevoli dimensioni come nel caso degli acceleratori di particelle utilizzati dal Cern di Ginevra. O come lo spettrometro di massa montato sulla sonda Galileo che nel 1995 raggiunge Giove dopo un viaggio di dieci anni.
L’innovazione. Ma non tutto fila liscio. Nei semiconduttori le perdite sono pesanti e quando nel 2003 Massimo della Porta prende le redini dell’azienda (è affiancato da un altro amministratore delegato che segue in particolare la finanza, Giulio Canale, nipote dell’altro socio fondatore), deve varare un piano di razionalizzazione che riduce il numero dei dipendenti e il fatturato e ridisegna le strutture del gruppo. Ma nello stesso tempo spinge il piede sull’acceleratore dell’innovazione, sviluppando l’ingegnerizzazione dei dispensatori di mercurio per lampade fluorescenti per l’illuminazione e la retro illuminazione degli schermi a cristalli liquidi. Nel 2004 il duo Della Porta-Canale entra poi nel campo dei materiali avanzati come i cristalli ottici, le leghe a memoria di forma che hanno in particolare la caratteristica della superelasticità e riacquistano la forma predefinita una volta riscaldate, i film sottili getter per i sistemi microelettromeccanici, cioè dispositivi miniaturizzati di dimensioni più piccole di un capello umano. Componenti impiegati nelle industrie dell’automotive, dei trasporti, della domotica, anche nel medicale.
La sfida. «Una sfida ancora all'inizio», commenta Della Porta. Oggi il gruppo Saes Getters, leader mondiale nella fornitura di getter che creano il vuoto nell’industria dei televisori e di dispensatori di mercurio per lampade fluorescenti, è controllato da una holding in cui la maggioranza è in mano alle famiglie Della Porta, Canale e Baldi, ha 832 dipendenti, di cui il 60% in società italiane, undici stabilimenti (cinque in Italia, tre negli Stati Uniti, uno in Corea, uno in Cina a Nanchino più una joint venture), un centro di ricerca di 98 persone, un fatturato di 165,6 milioni di euro di cui il 99% grazie all’export. Il 66% del giro d’affari è dovuto a quella che viene chiamata information display (i getter per i televisori), il 33% alle applicazioni industriali (dai purificatori del gas ai tubi elettronici) e l'1% ai materiali avanzati. Ma, spiega Della Porta, «sarà proprio il settore dei materiali avanzati ad avere in futuro uno sviluppo forte, contiamo di arrivare al 20% del fatturato». E con una liquidità di 90 milioni di euro, Della Porta è disposto a fare un po' di shopping. Dove? In Europa, dove la Saes Getters ha appena concluso una joint venture in Germania, e negli Stati Uniti.


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