Stile

Il Lambrusco e l'identità dell'Emilia

E vviva il Lambrusco, vino quotidiano e allegro, informale e spassoso, mai davvero di moda e per questo imprescindibilmente up-to-date, sempre e comunque.

Che poi a volte il livello si alza e il Lambrusco mette su una certa aria di chi la sa lunga, senza però perder nulla in termini di immediatezza. È la sensazione che abbiamo provato assaggiando i prodotti della Cantina di Carpi e Sorbara, realtà cooperativa della provincia di Modena che può contare su ben 2300 ettari di vigne coltivate da 1200 soci conferitori, per un totale di 450mila ettolitri di vino prodotti.

Si fa presto a dire Lambrusco. Di un vino così semplice esistono almeno quattro tipologie differenti. E tre sono nella sterminata carta della CCS: il Lambrusco rosso Salamino di Santa Croce; il Lambrusco di Sorbara; il Lambrusco Grasparossa di Castelvetro. Di ognuno di essi sono prodotte poi varie versioni: secco, amabile, frizzante, rosso, rosé e dolce. Noi abbiamo avuto la possibilità di degustare due delle tichette di alta gamma: l'Omaggio a Gino Friedmann e Dedicato ad Alfredo Molinari.

Il primo è un Lambrusco di Sorbara dop rosso, secco e frizzante. È un cento per cento Lambrusco di Sorbara con una gradazione di 11,5 gradi, un profumo accattivante di fiori bianchi e frutta rossa, un sapore sapido e asicutto, con un piacevole sentore di lievitato. Un vino superpremiato, tra i migliori Lambrusco sul mercato, identitario e dedicato all'uomo considerato uno degli ispiratori del Lambrusco contemporaneo.

Dedicato ad Alfredo Molinari invece è un Lambrusco di Salamino di Santa Croce dop, rosso, secco e frizzante. Prodotto nell'area di Carpi, Concordia e Solera ha un aroma fruttato, un sapore pieno e rotondo, una spuma di grande esuberanza.

Due vini perfetti per l'abbinamento ai piatti del territorio, come le tagliatelle al ragù.

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