Controcultura

L'amore è una ferita. Ecco il Dylan inedito per cuori spezzati

Esce il cd con i brani di "Blood on the Tracks" come non si sono mai sentiti: un capolavoro

L'amore è una ferita. Ecco il Dylan inedito per cuori spezzati

Mai prendere in parola Bob Dylan, un artista che ama depistare i suoi interpreti. Blood on the Tracks è uno dei suoi album più amati. Racconta di una relazione finita. Interrogato in merito, Dylan si disse sorpreso di tanto successo: «Un sacco di persone mi dicono che amano quell'album. È difficile per me capirne il perché. Voglio dire, alle persone piace quel tipo di dolore?». Successivamente, nella autobiografia Chronicles vol. 1, affermò che le canzoni erano ispirate dai racconti di Cechov e nulla avevano a che fare con la separazione dalla sua prima moglie, Sara Lownds. Una lettura dei testi toglie ogni dubbio. Cechov o non Cechov, il disco è composto da una serie di gemme su amori perduti, lontani, disperati. Anche la sua nascita fu travagliata e sulla lavorazione dell'album sono fiorite leggende. Senz'altro Dylan non era convinto di molti arrangiamenti. La prima versione del disco fu incisa in poche rapide sessioni a New York nel 1974. Fu probabilmente suo fratello David, produttore, a bocciare quella versione di Blood on the Tracks. Troppo ripetitivo, troppi brani solo per chitarra e voce. Dylan si trasferì a Minneapolis e con una band elettrica re-incise buona parte del disco. Pare poi che Dylan abbia richiesto l'ascolto di Neil Young per avere il suo assenso. Si direbbe surreale ma Dylan era capace di stranezze reali. Un giorno si presentò alla porta di un allibito Frank Zappa e gli chiese a bruciapelo di produrre il suo nuovo album (che diventerà Infidels, prodotto da Mark Knopfler e dallo stesso Dylan). Zappa aveva appena inciso una grandiosa parodia di Dylan, Flakes, in cui il bardo e futuro Nobel per la letteratura eseguiva una canzone di protesta contro gli idraulici troppo cari.

Questo tormentato lavoro è ora documentato da More Blood, More Tracks, 14° volume della bootleg serie che apre gli archivi di Dylan. Un'operazione ben riuscita che ultimamente ha portato alla completa rivalutazione degli «odiati» dischi gospel (magnifici dal vivo). More Blood, More Tracks è disponibile in diversi formati. In quello più ampio ci sono tutte le incisioni, con numerose versioni degli stessi brani. Nella edizione base c'è la versione di Blood on the Tracks che non abbiamo potuto ascoltare fino a ora. Le canzoni sono davvero alternative: acustiche e ancora più dolenti delle edite sono strappate via quasi con rabbia, senza sovraincisioni o altri trucchi da studio di registrazione.

Il titolo ha un doppio significato: tracks sono sia le tracce (le canzoni) del disco sia i binari del treno, un'immagine che ossessiona Dylan come è possibile vedere dagli innumerevoli binari dipinti nel corso della carriera parallela di pittore. Uno, rosso come il sangue (il Blood del titolo) potete ammirarlo in questa stessa pagina. Sangue sui solchi o sangue sui binari. Poco cambia. La vita è un viaggio doloroso e Dylan è la sua voce.

Mai il cantautore è stato davvero così vicino alla poesia. Nel periodo delle incisioni, a New York, segue le lezioni del pittore Norman Raeben: «Non ti insegnava tanto a dipingere o a disegnare; ti insegnava però a mettere insieme la tua testa, la tua mente e i tuoi occhi, per farti cogliere e riprodurre in modo visivo qualcosa di concreto... Guardava nel tuo animo e ti diceva ciò che eri». È una buona descrizione dei testi di Blood on the Tracks. Ci sono esperimenti «cubisti» come la splendida Tangled Up in Blue, in cui tutto è già accaduto ed è osservato da punti di vista diversi. Qui Dylan cita un «Italian poet from the thirteenth century», un poeta italiano del tredicesimo secolo: sull'identità dell'ispiratore di Dylan si sono scritti tomi universitari ma è possibile che sia Petrarca (collocato però nel secolo sbagliato, errore «indegno» di un Nobel). Ci sono canzoni dal sapore biblico come la scarna, bellissima, Shelter from the Storm: «Vivo in un paese straniero / ma sto per attraversare il confine / la bellezza cammina sul filo del rasoio, / un giorno la farò mia / Se solo potessi tornare indietro all'ora in cui Dio e lei nacquero / Entra - disse lei - Ti darò riparo dalla tempesta». C'è la tragica Simple Twist of Fate: «Sente il ticchettio degli orologi / e cammina con un pappagallo che parla, / la cerca sulle banchine di fronte al mare dove tutti i velieri fanno ritorno. / Forse lei lo ritroverà ancora per una volta, / ma per quanto tempo dovrà aspettare / una volta di più un semplice scherzo del destino».

Destino volle che Blood on the Tracks diventasse uno degli album più venduti del suo autore.

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