Lavoro

Inail, nei primi dieci mesi dell'anno -17,8% degli infortuni sul lavoro

Tra gennaio e ottobre del 2023 in Italia si sono registrati oltre 100 mila infortuni sul lavoro in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. In calo (-4,5%) anche gli incidenti mortali.

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Nei primi dieci mesi dell’anno in Italia il numero di infortuni sul lavoro è diminuito del 17,8% rispetto al 2022. Secondo le denunce di infortunio registrate dall’INAIL, nel periodo compreso tra gennaio e ottobre del 2023 si sono infatti registrati oltre 100 mila infortuni in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, per un totale di 489.526 segnalazioni contro le 595.569 di 12 mesi prima.

Un trend positivo frutto in larga parte della notevole diminuzione dei casi di contagio da Covid-19, ma che è comunque confermato dal dato (-4,5%) che riguarda gli incidenti più gravi. Nei primi 10 mesi del 2023 le denunce di morti sul lavoro sono infatti state 868, cioè 41 in meno rispetto alle 909 registrate nel periodo gennaio-ottobre 2022, 149 in meno rispetto al 2021, 168 in meno rispetto al 2020 e 28 in meno rispetto al 2019 (periodo pre Covid).

Infortuni: al Sud il calo più consistente

I settori che hanno registrato il calo più consistente sono stati quelli dell’Industria e Servizi, che con un -21,4% di infortuni denunciati sono passati dai 498.013 casi del 2022 ai 391.293 del 2023. Ma il calo riguarda molti settori produttivi. Il dato più positivo riguarda la Sanità e assistenza sociale (-56,4%) e il Trasporto e magazzinaggio (-41,6%). Seguono i servizi di informazione (-28,7%), il farmaceutico (-14,4%) e l’industria del legno (-10,1%). In controtendenza il comparto delle bevande (+25,1%), della fabbricazione di autoveicoli (+25,1%) e dell’abbigliamento (+9,6%).

Quanto all’analisi territoriale, il calo più consistente è quello registrato al Sud (-22,9%) e nelle Isole (-21,7%), seguiti da Nord-Ovest (-21,3%), Centro (-17,6%) e Nord-Est (-11,0%). Tra le regioni la Campania (-38,5%) precede Liguria (-33,5%), Molise (-29%) e Lazio (-26,8%).

Una serie di numeri che rappresentano sicuramente una notizia positiva, per un tema sul quale resta comunque ancora molto da lavorare. Non solo in termini di numeri, ma anche di approccio, per certi versi ancora caratterizzato da un’impostazione più ideologica che pratica, come spesso accade con temi storicamente fatti propri dalla sinistra.

Aziende: meglio punire o incentivare?

“Nel nostro Paese le disposizioni in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro sono da sempre state impostate sulla deterrenza, secondo il principio che l’imprenditore deve essere sanzionato gravemente di modo che sappia cosa rischia se non rispetta la normativa”, spiega l’avvocato Federico Lentini, legale specializzato in materia di lavoro e di gestione della sicurezza, responsabile dell’Ufficio legale di Tecnologica Service, azienda leader nel settore della Sicurezza e Salute sui luoghi di Lavoro che opera su tutto il territorio nazionale e a livello internazionale.

“Se in una prima fase questo approccio ha prodotto un effetto deterrente, costringendo le aziende, pubbliche e private, a misurarsi con una nuova normativa con cui fino a quel momento si erano dovute confrontare solo nei casi più critici di infortuni sul lavoro, negli ultimi 15 anni gli effetti di questa deterrenza sembrano essersi notevolmente ridotti, tanto che il numero delle morti bianche è quasi costantemente attestato su oltre mille vittime per anno”, prosegue Lentini.

Un dato che, pur di fronte all’andamento positivo dei primi 10 mesi dell’anno, fa pensare che la normativa così come è stata strutturata possa essere giunta ad un punto di saturazione. Soprattutto nel caso delle piccole aziende, per le quali la sicurezza è spesso concepita come un costo.

Federico Lentini
L'avvocato Federico Lentini è specializzato in materia di lavoro e di gestione della sicurezza

La sicurezza come investimento produttivo

Da qui la proposta di un cambio di prospettiva, con l’introduzione di incentivi e meccanismi premianti che traducano anche nel freddo linguaggio dei numeri il principio che i soldi spesi per la prevenzione e la promozione della sicurezza sul lavoro non rappresentano un costo, ma un investimento. “Un principio non opinabile, ma per la cui acquisizione da parte di tutte le imprese serve un cambio di approccio anche legislativo che possa aiutare un generale cambio di mentalità”, sottolinea il responsabile dell’Ufficio legale di Tecnologica Service.

Come? “Gli strumenti sono tanti: si può immaginare una speciale deduzione per i costi relativi al mantenimento o meglio all’accrescimento della sicurezza aziendale, un credito di imposta basato sui costi sostenuti per la sicurezza finalizzato direttamente a ridurre il proprio carico fiscale, o un’aliquota fiscale ridotta da applicarsi in caso di “infortuni zero”, offerta alle aziende di determinate dimensione che non abbiano avuto denunce di infortuni sul lavoro nel corso dell’anno”, propone Lentini.

Quello che conta è far passare una volta per tutte l’assioma sicurezza sul lavoro-investimento produttivo. Se non ora, quando?

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