L'ex amministratore della pagina "Musulmani d'Italia" arrestato in Kosovo

Resim Kastrati, ex amministratore della pagina Facebook "Musulmani d'Italia" è stato arrestato in Kosovo per terrorismo

L'ex amministratore della pagina "Musulmani d'Italia" arrestato in Kosovo

L’ex amministratore della pagina Facebook “Musulmani d’Italia” è stato incriminato dal tribunale di Pristina per essere parte di una cellula jihadista che pianificava attentati in Francia, Belgio, Germania e Kosovo, sgominata lo scorso giugno.

Il soggetto in questione è Resim Kastrati, ex frequentatore della moschea estremista di Motta Baluffi (Cr), espulso dall’Italia il 19 gennaio 2015 perché ritenuto pericoloso per la sicurezza nazionale. Secondo il Viminale Kastrati era in grado di reperire documenti contraffatti e armi da fuoco di provenienza illecita pur di andare a combattere in Siria. Il kosovaro aveva esultato su Facebook dopo la strage a Charlie Hebdo e aveva manifestato la volontà di diventare kamikaze per tutelare l’onore del profeta. Kastrati aveva anche cercato di raggiungere la Siria tramite il siriano Tamer Chaddad, considerato un importante terminale per il reclutamento di jihadisti, ma il progetto era poi stato congelato per problemi di natura organizzativa e familiare.

Ma non è tutto, perché Resim Kastrati nel 2013 aveva vissuto in un covo di rapinatori kosovari che avevano commesso una doppia rapina nei pressi di Cremona in un autogrill sull’autostrada A21. All'interno del covo della banda venivano trovati otto giovani kosovari clandestini oltre a refurtiva, droga, alcuni passamontagna e abiti usati durante la rapina. C’erano poi macchinari per falsificare documenti e un pc appartenente proprio a Resim Kastrati, alias Obeidullah.

Dopo essere stato espulso dall’Italia, Kastrati si era recato in Germania dove aveva cercato di ottenere l’asilo, ma all’inizio del 2016 veniva espulso anche da lì ed era costretto a rientrare in Kosovo, precisamente a Prizren, da dove continuava a gestire la pagina Facebook di “Musulmani d’Italia”.

Kastrati aveva inoltre intrattenuto rapporti con Arjan Babaj, uno dei tre kosovari arrestati nel marzo 2017 con l’accusa di progettare un attentato a Venezia. L’inchiesta aveva infatti portato alla luce un trasferimento di circa 2mila euro da Babaj a Kastrati per “sostenere la fratellanza musulmana”.

Sabato scorso un tribunale di Pristina ha accusato Kastrati ed altri cinque jihadisti, tutti kosovari e in stato di arresto, di essere parte di una cellula che pianificava attentati in Francia, Belgio, Germania e Kosovo da dicembre 2017 a giugno 2018 (tra gli obiettivi c’era anche il contingente della Kfor).

La cellula, nota anche come “Sostenitori dello Stato Islamico nella terra delle aquile” era stata sgominata lo scorso giugno con un’operazione congiunta della polizia tedesca e kosovara e oltre a Kastrati (alias PC Habibi) comprendeva anche Bujar Behrami, noto come Ebu Musab El-Albani, Gramos Shabani, Albert Ademaj, Leotrim Musliu e Edona Haliti.

Behrami e Shabani possono essere ritenuti i leader della cellula, il primo già noto all’antiterrorismo kosovaro, era giunto in Germania nel 2014 e pare volesse colpire proprio lì; secondo quanto reso noto dalla stampa locale Behrami avrebbe ricevuto 9mila euro da un misterioso cittadino tedesco per acquistare armi ed esplosivi. Durante le perquisizioni a casa di Behrami veniva rinvenuto un fucile AK-47 con tre caricatori, 40 proiettili, un revolver colt, un binocolo, una targa-auto straniera e dispositivi elettronici.

Shabani, kosovaro con cittadinanza belga, oltre a progettare attentati in Francia e Belgio è accusato di aver fornito istruzioni alla fidanzata, Edona Haliti, per un attacco contro truppe della Kfor che avrebbe dovuto essere attuato tra maggio e giugno del 2018. Nel 2014 Shabani e la Haliti avevano provato a raggiungere la Siria per unirsi ai jihadisti, ma erano stati intercettati e trattenuti all’aeroporto di Pristina per poi rientrare in Belgio.

Tra gli altri obiettivi in Kosovo vie erano poi le discoteche “Kamboxha” e “Insomnia” nella cittadina a maggioranza serba di Gracanica e una chiesa serbo-ortodossa nella parte nord di Mitrovica.

Il ruolo di Resim Kastrati doveva invece essere quello di procurare, armi, esplosivi e volontari pronti ad immolarsi con attentati suicidi; un’attività in linea con quanto emerso nel 2015 in territorio italiano.

Kastrati nel lontano 2015 protestò per l’espulsione dall’Italia, respingendo ogni accusa e affermando di essere semplicemente “un musulmano praticante”, a quanto pare però le autorità italiane furono più che previdenti.

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