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Libro e moschetto, comunista perfetto

Nel ferreo regime comunista della Corea del Nord l'irrigimentazione inizia alle elementari, dove i bambini colpiscono con pietre e bastoni fantocci rappresentanti soldati americani e manifesti li dipingono biecamente con il naso adunco e i capelli giallo paglierino

A sentire la descrizione dei giornalisti della Associated Press, verrebbe da parodiare il vecchio detto mussoliniano «Libro e moschetto comunista perfetto». Ma forse nell'indottrinamento dei suoi ragazzi, il regime della Corea del Nord batte ampiamente il ventennio fascista, perché nel più chiuso dei Paesi comunisti il lavaggio del cervello inizia direttamente all'asilo, dove i bimbi coreani vedono gli americani come mostri malefici e giocano a colpire sagome di soldati Usa con pietre e bastoni.

La Repubblica Democratica Popolare di Corea è retta dal dopoguerra da una dittatura totalitaria di stampo Stalinista costituita prendendo esempio dalle istituzioni della Cina di Mao Zedong. Le modifiche costituzionali apportate alla morte del suo capo storico, Kim Il-sung, avvenuta nel 1994 a 82 anni, hanno creato per lui la carica speciale di «Presidente Eterno». Kim Il-sung, un glorioso passato di guerrigliero contro la feroce invasione giapponese della Cina e del sub continente asiatico, nel 1948 fu messo dall'Unione Sovietica capo del Paese, governato da allora con un pugno di ferro per quasi cinquant'anni. Alla sua morte gli successo il figlio Kim Jong-il con il titolo ufficiale di «Caro Leader», morto il 17 Dicembre 2011. La carica è quindi passata al figlio terzogenito Kim Jong-un che ha proseguito la politica del padre e del nonno di assoluta chiusura del Paese a qualsiasi tipo di penetrazione straniera.

Nel 1950 Kim Il-sung invase la Corea del Sud, scatenando uno dei più feroci conflitti dopo la Seconda Guerra Mondiale, coinvolgendo una vasta coalizione di 17 Nazioni, capeggiata dall'America, per difendere il governo di Seul. Dopo tre anni di furiosi combattimenti e circa due milioni di morti, lo scontro si concluse con un nulla di fatto nel 1953. Venne creato un confine tra le due Coree lungo il 38° parallelo scatenando da allora un odio implacabile dei dirigenti nordcoreani verso gli Stati Uniti.

Rare le visite concesse ai giornalisti occidentali e solo recentemente tre inviati dell'Associated Press hanno potuto girare il Paese, tuttora sottoposto a un ferreo controllo poliziesco. Tra i vari luoghi visitati, anche una scuola materna dove hanno potuto scoprire come il regime inizi a formare i suoi cittadini. Già all'esterno hanno potuto notare enormi manifesti sui muri di cinta, come quello che rappresenta giovani dagli occhi ardenti mentre attaccano alla baionetta uno sfortunato soldato americano con gli occhi bendati e la bocca piena di sangue. Sopra, a caratteri cubitali: «Ci piace fare i giochi di guerra in cui battiamo i bastardi americani». Mentre altro rappresenta un americano con cappio al collo e la scritta «Cancelliamo l'imperialismo americano». All'interno della scuola, lungo le pareti lunghe teorie di ordinatissimi scaffali traboccanti di pistole, fucili e carri armati giocattolo. Poi ci sono le «lezioni» durante le quali la preside dell'asilo tira fuori un manichino di un soldato americano con un naso a becco e i capelli color giallo paglierino e invita i piccoli a colpirlo con pietre e bastoni.

Certo non è novità assoluta, lungo tutto il Novecento un po' tutti i regimi totalitari, hanno sempre cominciato a forgiare le menti dei cittadini fin dalla più tenera età. L'Italia in particolare ha già vissuto qualcosa di simile durante il periodo fascista, quando appunto i «nemici» erano rappresentanti sempre biechi e con i lineamenti stravolti. Anzi quel soldato americano con naso adunco, ricorda molto l'ebreo rappresentato nella pubblicistica nazionale dopo le leggi razziali del 1938. Mussolini del resto comprese subito l'importanza di «educare» gli italiani già da piccoli e quindi lanciò lo slogan «libro e moschetto fascista perfetto» perché l'indottrinamento doveva innanzitutto passare per le scuole. E così sei anni, con l'ingresso alle elementari, il bambino diventava «Figlio della lupa» per poi passare «Balilla» a 8 anni, «Balilla moschettiere» a 11, «Avanguardista» a 14 ed entrare infine nei «Fasci giovanili di combattimento» dopo i 18.

Il fascismo però, aveva almeno risparmiato asili e scuole materne.

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