Politica

Licenza di spiare al telefono, più poteri agli 007

Via ai colloqui investigativi in carcere previsti finora solo per la criminalità organizzata

Gian Marco Chiocci

da Roma

Intercettazioni preventive per i servizi segreti, limiti raddoppiati per il fermo di polizia, estensione all’antiterrorismo di strumenti investigativi fino ad oggi prerogativa dell’antimafia, inasprimento di alcune misure previste dal codice penale. Niente «leggi eccezionali», ma un primo giro di vite per combattere il terrorismo internazionale e potenziare gli interventi preventivi: queste le linee guida del «pacchetto-sicurezza» illustrato ieri a Montecitorio dal ministro Beppe Pisanu. Un progetto articolato che dopo le bombe di Londra consenta all’intelligence e alla polizia giudiziaria italiana di operare in maniera più incisiva nel controllo dei «sospetti», nel monitoraggio dei clandestini, nella fruibilità delle banche dati telefoniche e telematiche.
Intercettazioni. Dice Pisanu: «Sarebbe assai utile un intervento normativo per dotare i servizi segreti di strumenti insostituibili come le intercettazioni preventive e l’accesso alle banche dati dei gestori telefonici e telematici». L’intervento normativo auspicato dal ministro dell’Interno sembra rifarsi al capitolo delle «intercettazioni preventive» che non hanno valore processuale ma solo info-investigativo. L’articolo in questione è il 226 sexies del Codice di procedura penale previsto per le sole autorità di pubblica sicurezza (comandanti provinciali di Carabinieri e Guardia di finanza, questori, prefetti). Ciò vuol dire che all’orizzonte per i nostri 007 potrebbe profilarsi da un lato un allargamento del modus operandi rispetto alle attuali restrizioni (vedi giust’appunto i divieti di intercettazione e di acquisizione di tabulati telefonici) ma dall’altro si verrebbe a sancire un parziale controllo ad opera dell’autorità giudiziaria. Perché se l’autorizzazione alle intercettazioni «ufficiali» le dà il Gip, per quelle «preventive» basta l’ok del pubblico ministero.
Il progetto sulle intercettazioni preventive rischierebbe così di equipare in qualche modo l’attività del personale dell’intelligence alle forze di polizia perché comunque, al di là dell’ipotesi normativa studiata, sempre al pubblico ministero (e non al governo) lo 007 dovrà fare in qualche modo riferimento lasciando traccia del lavoro svolto. Si creerebbe così un link con la magistratura da parte di soggetti che non avendo la qualifica di ufficiale di «Pg», ad oggi sono tenuti a trasmettere alle forze di polizia (e non alla procura) solo le «informazioni ed elementi di prova relativi a fatti configurabili come reati». Diversa sarebbe invece la strada prospettata dal ministro qualora, di fronte a una minaccia terroristica così ravvicinata, la normativa auspicata per gli agenti segreti concedesse agli stessi carta bianca e meno lacciuoli (bypassando la magistratura, per esempio) per un’attività di prevenzione che altrove è ben più ampia e sviluppata. Sempre nell’ambito delle intercettazioni Pisanu prova a mettere ordine anche nel mercato delle telefonia mobile con l’introduzione della nominatività obbligatoria delle schede prepagate al fine di evitare un utilizzo delittuoso delle stesse, così da realizzare contestualmente un archivio di tutti gli utenti.
Colloqui, premi, «fermi». Il responsabile del Viminale prende a modello la lotta alla mafia per ampliare l’attività antiterrorismo. In questo senso sollecita l’estensione dei cosiddetti «colloqui investigativi» in carcere anche per i detenuti accusati di terrorismo, colloqui oggi previsti solo per chi è ristretto in carcere per reati di criminalità organizzata. C’è poi una sorta di bonus ulteriore sotto forma di «permesso di soggiorno per motivi investigativi» sulla falsariga di quanto già previsto in ambito di investigazioni sulla tratta di essere umani. Per aiutare gli investigatori di polizia e di intelligence, Pisanu chiede poi l’«unificazione della disciplina per le procedure di identificazione personale», ovvero sia un allungamento fino a 24 ore del cosiddetto «fermo di polizia giudiziaria» (dove il sospetto parla solo con la polizia e non col suo avvocato) calcolato attualmente a 12 ore.
Immigrazione e Cpt. L’attività di prevenzione, spiega il ministro, oltre al contrasto dei flussi migratori dal Corno d’Africa è ovviamente mirata agli ambienti islamici dove la minaccia terroristica rischia di concretizzarsi. E in questo senso il monitoraggio degli extracomunitari già oggetto di inchieste giudiziarie potrebbe portare a espulsioni dettate da motivi di ordine pubblico o sicurezza nazionale. E a chi gli chiedeva di cancellare i centri di permanenza temporanea, Pisanu risponde che il governo intende invece potenziare, difendere e migliorare questi centri, nell’ottica di un rispetto del clandestino quanto di «una scrupolosa attenzione alla sicurezza e all’ordine pubblico». Quanto poi alla proposta della Francia di sospendere gli accordi di Schengen, Pisanu si dice assolutamente d’accordo.
Coordinamento e interventi sul codice. Se da un lato si intima alla varie forze di polizia maggiore collaborazione e si identifica nel Viminale la massima unità di indirizzo e di iniziativa sulla sicurezza, sempre al ministero dell’Interno dovrà spettare «il coordinamento delle connesse attività di difesa civile e protezione civile» qualora dovesse replicarsi l’exploit di Al Qaida nel centro di Londra.

Per rendere più drastico e incisivo l’intervento giudiziario Pisanu chiede infine l’equiparazione del falso in documenti di identificazione a quello su atti destinati alla pubblica fede, l’insaprimento delle sanzioni sulle false dichiarazioni alla Pg, l’estensione dell’arresto obbligatorio in flagranza a tutti i delitti commessi per finalità di terrorismo internazionale, compreso il possesso di documenti falsi da intendersi come indizio del pericolo di fuga.

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