L'inventore della sanità odiato per essere il «sostituto» di Kennedy

L'inventore della sanità odiato per essere il «sostituto» di Kennedy

Il problema più grande di Lyndon Johnson è stato l'aver ereditato la Casa Bianca da John Fitzgerald Kennedy. Con un mito a precederlo, peraltro morto in quelle circostanze, sarebbe stata difficile per chiunque. Lo fu per Jonhson, che dovette fare i conti anche con i sospetti di una parte d'America circa un suo potenziale coinvolgimento nell'omicidio di Jfk.
Il 22 novembre del 1963, quando Kennedy fu ammazzato, Johnson diventò il 36° presidente. Erano trascorse due ore e otto minuti dalla morte di Jfk: giurò nell'Air Force One fermo sulla pista dell'aeroporto Love Field a Dallas. Da quel momento, Johnson diventò uno dei presidenti più controversi della storia americana: uno dei più prolifici a livello di norme e riforme e però uno dei più contestati personalmente e politicamente. Al di là delle teorie cospirazioniste, più volte pubblicate in romanzi e saggi, sul suo odio nei confronti di Jfk, Johnson non fu amato (e per molti versi non lo è ancora) per due motivi: un carattere tra i più irascibili e difficili della storia della Casa Bianca e la Guerra in Vietnam. Lbj (abbreviazione di Lyndon Baines Johnson) è considerato il padre di quel conflitto, anche se non è per niente così: a mandare i soldati americani in quello scenario fu in realtà Eisenhower; il primo aumento del contingente lo firmò invece Kennedy. Johnson, quindi, si trovò con la guerra tra le mani. La sua colpa, secondo i contestatori, fu quella di aver trasformato la campagna nel Sud-Est asiatico in una carneficina. In seguito ad un presunto attacco a una nave americana nel Golfo del Tonchino, Johnson convinse il Congresso ad approvare la Risoluzione del Golfo del Tonchino, con la quale si davano pieni poteri al governo per gestire il conflitto. La guerra non andò bene, come si sa, e la presidenza Johnson ne fu travolta. Nel 1968, quando le contestazioni cominciarono a farsi più forti e insistenti, il presidente e la sua amministrazione furono anche accusati di aver mentito al Paese.
Il disastro del Vietnam fece passare in secondo piano il resto della presidenza Johnson, che invece fu prolifica come poche. A lui, di fatto, si deve l'intero impianto della società americana contemporanea. Approvò un pacchetto di leggi che nell'insieme davano un nuovo assetto agli Stati Uniti: completò la legge sui diritti civili (Civil Rights Act of 1964), che fece segnare un passo avanti sull'integrazione degli afroamericani, e migliorò il sistema scolastico, introducendo le borse di studio. All'interno del provvedimento c'era anche la più importante riforma del sistema sanitario americano: furono creati il Medicare (riservato agli anziani) e il Medicaid (per i poveri). Fino alla nuova riforma varata da Obama, questi due piani sono stati e rimarranno il vero grande impianto del sistema americano, garantendo una copertura praticamente totale alle fasce di popolazione inserite nei due programmi. Tutto questo pacchetto di riforme fu denominato «Great Society» e fu il grande successo di Johnson. Al quale si aggiunsero l'idea di dare il pieno diritto di voto ai neri, l'arresto e il processo per i membri del Ku Klux Klan e la nomina del primo giudice afro-americano alla Corte Suprema, Thurgood Marshall. Tutti questi successi, come detto, furono molto mitigati dai fallimenti in politica estera. Altrettanto fallimentare, a detta degli storici, fu tutta la gestione dell'inchiesta sulla morte di Kennedy. Nella settimana successiva all'omicidio di Jfk, Johnson creò un gruppo guidato dall'ex presidente della Corte Suprema Earl Warren: era la celebre Commissione Warren, che indagò a lungo sul delitto. La Commissione concluse che l'unico sospettato, l'ex marine Lee Harvey Oswald, attivista filocastrista e squilibrato, assassinò Kennedy da solo. Non tutti erano d'accordo con la Commissione Warren, e numerose indagini, pubbliche e private, hanno continuato a scandagliare per decenni la vicenda.
Costantemente in bilico tra i risultati ottenuti (molti) e l'incapacità di comunicarli, la presidenza Johnson scivolò via anche nel secondo mandato, vinto battendo il padre del nuovo conservatorismo americano, Barry Goldwater. LbJ era un grande lavoratore. Lo era sempre stato. Per arrivare alla presidenza aveva faticato. Aveva ottenuto in fretta un seggio alla Camera, dove si mostrò tra i più produttivi congressman, dando così inizio a una carriera che passò anche per il Senato. Quando parlava di sé, si riconosceva diverse qualità: una memoria di ferro, una capacità incredibile di raccogliere informazioni e di usarle al momento giusto e una abilità straordinaria nel convincere i colleghi ad appoggiare le sue iniziative. Aveva un carattere forte, che si palesava ogni qualvolta doveva convincere. Proprio per questo alcuni storici hanno coniato una definizione: «Johnson Treatment», una strana procedura per cui Lyndon si piazzava a pochi millimetri dalla faccia del suo avversario e non lo mollava finché non cedeva. Fece così anche con Kennedy: Jfk lo sconfisse in una corsa serratissima alle primarie e gli chiese di fargli da vice convinto che non avrebbe mai accettato per orgoglio.

Invece accettò.

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