Economia

L'ombra del Grexit sui mercati. JP Morgan: "Alta probabilità l'uscita"

Il governo assicura: "Non emetteremo moneta parallela". Ma le banche d'affari sono scettiche. E l'euro va subito giù dell'1%

L'ombra del Grexit sui mercati. JP Morgan: "Alta probabilità l'uscita"

Con la vittoria del "no" al referendum greco, si torna a parlare di Grexit. "Non emetteremo una moneta parallela", assicura il governo di Tsipras attraverso il capo dei negoziatori.

Ma per Jp Morgan l’uscita della Grecia dall’euro è adesso lo scenario base. Per la banca Usa, infatti c'è un’alta probabilità di uscita della Grecia dall’euro. Una Grexit, aggiunge, che sarebbe però "caotica" e che si rifletterebbe sui mercati con violenti scossoni sulle borse, una caduta dell’euro e un’impennata dei rendimenti dei titoli di Stato dei Paesi periferici, btp inclusi. Le conseguenze del referendum si sono viste già in apertura del mercato valutario, a Sydney, con l’euro in caduta di oltre l’1% sul dollaro, sotto quota 1,1 euro. In nottata toccherà alle borse asiatiche (Tokyo e Sydney alle 2 ora italiana, Hong Kong e Shanghai alle 4) reagire non solo allo schiaffo di Atene all’ex Troika ma anche alla paura per lo scoppio di una bolla azionaria sui listini cinesi.

Molti gestori, riporta Bloomberg, temono il "caos". "Il mercato non ha ancora prezzato un potenziale no" afferma David Joy, Chief market strategist di Ameriprise Financial, gestore con asset per 815 miliardi di dollari, "Vedremo un altro round di volatilità al ribasso superiore a quello di lunedì. Il movimento sarebbe più violento". Goldman Sachs ha previsto un aumento degli spread sui titoli di stato di 200-250 punti base, con il rendimento dei Btp in salita anche oltre il 3%, livello che imporrà alla Bce di intensificare gli acquisti di bond governativi. Mentre le azioni verranno vendute a mani basse, con l’euro stoxx visto in calo a 3.150 punti (-8,5% sui livelli attuali).

Per Standard & Poor’s una Grexit costerebbe all’Italia 11 miliardi di maggiori interessi sul debito nel biennio 2015-2016, il conto più alto sui 30 miliardi previsti per l’eurozona. Secondo Credit Suisse il "no" rende "difficile" l’ok a un terzo programma di aiuti da parte degli Stati Ue (sei dei quali, tra cui la Germania, devono ottenerne l’approvazione in Parlamento) e aumenta al 75% le probabilità di una Grexit, con una possibilità su tre di innescare una crisi sistemica.

L’istituto elvetico prevede nuove chiusure per le banche greche e fissa al 20 luglio il giorno del default, quando gli istituti di Atene non potranno rimborsare la Bce e l’Eurotower ritirerà le linee di credito di emergenza.

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