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L'Ue boccia l'Italia: i mercanti di schiavi la fanno franca

Solo pochissime le condanne contro chi trasporta i clandestini sui barconi nel nostro Paese

L'Ue boccia l'Italia: i mercanti di schiavi la fanno franca

Ieri è stata un'intensa giornata per le navi della Marina militare impegnate nell’operazione Mare Nostrum: in 24 ore sono intervenute in tre operazioni di soccorso ad imbarcazioni provenienti dalle coste del nord Africa, portando in salvo numerose persone tra cui anche i sopravvissuti al naufragio di un gommone avvenuto ieri a 30 miglia dalle coste libiche, che conta almeno 10 morti e una trentina di dispersi. Intanto dal Consiglio d'Europa arriva una bacchettata all'Italia: tra il 2009 e il 2012 migliaia di mercanti di schiavi sono andati sotto processo, ma ci sono state solo 14 condanne nel 2010 e 9 nel 2011. Numeri assolutamente insufficienti ad arginare lo sfruttamento dei viaggi della speranza.

In Italia c'è "insufficiente attenzione" al tema. Il Greta (Gruppo d'azione contro il traffico di esseri umani) nel suo rapporto mette in evidenza che le autorità italiane non sono nelle condizioni di mettere dietro le sbarre i mercanti di schiavi. La "colpa", evidentemente, è delle leggi. Segnalati gravi disfunzioni anche nella cooperazione giudiziaria con i paesi al di fuori dell'Unione europea, quelli da dove vengono i migranti e i loro sfruttatori.

Il rapporto chiede all'Italia di "rafforzare gli sforzi per assicurare che i crimini inerenti alla tratta, qualsiasi sia il tipo di sfruttamento, vengano investigati e processati velocemente ed efficacemente, e che questo porti a sanzioni proporzionate e dissuasive". Al nostro paese viene imputata anche un'altra cosa abbastanza grave: "I dati forniti - si legge nel rapporto - non rivelano la vera ampiezza del fenomeno" del commercio di nuovi schiavi perché in Italia non ci sono meccanismi adeguati a individuare le vittime.

L'Italia, punta il dito il Greta, non ha un piano d'azione nazionale sulla tratta di esseri umani e ancora non si è dotata degli strumenti utilizzati da altri paesi che sono punto di arrivo o smistamento dei viaggi della speranza.

Infine nel rapporto si sottolinea un altro aspetto inquietante: dal monitoraggio delle autorità restano quasi del tutto fuori gli stranieri approdati in Italia con i viaggi della speranza e sfruttati nelle campagne, le badanti e le collaboratrici domestiche nonché i molti minori costretti a fare accattonaggio.

 

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