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La maggioranza dà un ultimatum a Fini Schifani: "Il Pdl sia compatto o si voti"

Schifani: "Giudice ultimo non può che essere, attraverso nuove elezioni, il corpo elettorale". Gli ex An già abbandonano Fini. La Russa frena: "Bisogna avere nervi saldi e idee chiare". Bossi: "Gianfranco rischia di far saltare il banco". E Napolitano si sente scavalcato

La maggioranza dà un ultimatum a Fini 
Schifani: "Il Pdl sia compatto o si voti"

Roma - "Compito della maggioranza è garantire che in Parlamento il programma del governo trovi la compattezza degli eletti per approvarlo. Se questa compattezza viene meno, il risultato è il non rispetto del patto elettorale. Se ciò si verificasse, giudice ultimo non può che essere, attraverso nuove elezioni, il corpo elettorale". Lo ha detto il presidente del Senato Renato Schifani, intervenendo all’inaugurazione dell’anno accademico del collegio "Lamaro-Pozzani".

Ritorno alle urne atto di coraggio "È sempre un atto di coraggio", ha aggiunto il presidente Schifani, riferendosi al ritorno alle urne, che sarebbe "coerenza e correttezza verso gli elettori. Molti ordinamenti costituzionali da tempo accettano questi fondamentali principi di una democrazia matura. La scelta dei cittadini non va tradita, va rispettata fino in fondo senza ambiguità e incertezze. La politica - ha scandito - non può permettersi di disorientare i propri elettori". "Il compito del Governo è lavorare per realizzare il programma concordemente definito al momento delle elezioni". Lo ha detto il presidente del Senato, Renato Schifani, aprendo l’anno accademico del Collegio Universitario "Lamaro Pozzani". "Compito dell’opposizione è esercitare il proprio ruolo di critica e di proposta alternativa, in coerenza con il proprio mandato elettorale", ha aggiunto il Presidente del Senato.

Bersani: "La maggioranza ha grossi problemi" "Mi limito a considerare che questa dichiarazione di Schifani equivale a dire: "il centrodestra ha grossi problemi". Lo dice ai giornalisti il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, commentando la frase del presidente del Senato sulla necessità che la maggioranza sia compatta altrimenti si torni alle urne. Bersani aggiunge: "vogliamo credere che il centrodestra assieme alla seconda carica della Repubblica non si sentano padroni della conduzione della legislatura. Questo sarebbe davvero singolare".

Idv: "Una minaccia" "Credo che quello di Schifani sia più di una minaccia, è l’annuncio di una resa dei conti, è difficile dire come si concluderà ma se il panorama è quello di uno stillicidio nella maggioranza allora meglio andare al voto prima possibile". Così Massimo Donadi, capogruppo Idv alla Camera, commenta le parole del presidente del Senato secondo il quale "se la maggioranza non è compatta è meglio il voto anticipato".

Granata: "No a partito caserma" "Rifiutiamo l'idea che il partito sia una caserma, sosteniamo la necessità di discutere per arrivare a un buon risultato. Se invece prevale la sindrome del complotto contro il presidente del Consiglio, allora siamo fuori strada". Fabio Granata, parlamentare Pdl fra i più vicini al Presidente della Camera Gianfranco Fini, prende nettamente le distanze dall’ultimatum alla maggioranza del Presidente del Senato Rneato Schifani. "Le questioni sopravvenute in seguito alla bocciatura del lodo Alfano - si domanda Granata commentando le parole di Schifani, ospite alla trasmissione di Youdem Punto dem serà non sono ascrivibili come programma di governo?" Granata, infatti, non nasconde il momento di "forte conflitto" che si è venuto a creare nella maggioranza sul tema della riforma della giustizia, considerata cartina di tornasole della tensione nel partito di maggioranza relativa. E riguardo in particolare alla proposta di legge sul processo breve, "occorre trovare la conditio di costituzionalità e la copertura finanziaria necessaria che non può certo essere garantita dall’idea di poter vendere i beni confiscati alla mafia".

La Russa: "Nervi saldi e idee chiare" "Ci vogliono nervi saldi e idee chiare: cose che non mancano al Pdl, utilizziamoli". Lo ha detto il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, rispondendo a una domanda dei giornalisti che gli chiedevano un commento sulle dichiarazioni del presidente del Senato Renato Schifani che oggi aveva espresso l’opinione che sarebbe meglio tornare alle urne senza compattezza nel Pdl.

Processo breve distinto da riforme Politica e riforme, binomio di strettissima attualità. Il presidente del Senato torna su quanto detto ieri sulla "perdita di tempo" che ha portato sin qui a un sostanziale nulla di fatto dall'inizio della legislatura. Ma c'è un rischio fortissimo: che l'aspra polemica in corso sul "processo breve" prenda il sopravvento facendo saltare ogni ipotesi di cambiamento. Proprio per questo Schifani esprime l’auspicio che riforme costituzionali e polemica politica sul ddl che accorcia i processi vengano tenuti "su piani completamente diversi", altrimenti sono a rischio anche le stesse riforme. Incontrando i cronisti a margine di un convegno sul federalismo fiscali, Schifani spiega infatti di ritenere "che ci si muova su piani diversi, quello del processo breve e della riforma ordinaria della giustizia è un problema squisitamente politico. Quando parliamo di riforme costituzionali - dice - dobbiamo volare alto, perché si tocca l’interesse superiore del Paese. Mi auguro che questi piani vengano completamente scissi, altrimenti continuerebbe a passare inutilmente tempo senza che si attui alcuna riforma costituzionale".

Trovare condivisione "Mi auguro - ha aggiunto la seconda carica dello Stato - che tutti i partiti, di maggioranza e opposizione, abbiano un sussulto, non di dignità, perché non mi permetterei di offenderli, ma di volontà politica per dire basta, fermiamoci, basta al litigio, basta alle incomprensioni, riformiamo il Paese e facciamolo nell’interesse superiore dei cittadini". "I temi di politica economica e sociale - ribadisce Schifani - possono rientrare nella dialettica conflittuale fra le parti, ma sulle riforme costituzionali credo che la politica dovrebbe trovare un momento di confronto. Ci si deve confrontare e - conclude - trovare il massimo della condivisione".  

Casini: trovare un'alternativa a processo breve L’Udc chiede al Pd di trovare una soluzione condivisa per evitare che il testo sul processo breve diventi legge. È l’obiettivo che il leader dell’Unione di centro, Pier Ferdinando Casini vuole raggiungere insieme a Bersani, al quale chiederà un incontro per vedere se esiste una via d’uscita possibile al testo presentato dalla maggioranza al Senato e che Casini continua a considerare una "schifezza". "Stiamo lavorando responsabilmente. Ora - ha annunciato Casini al termine di un incontro a Montecitorio con una delegazione dell’Anm guidata dal presidente dell’associazione, Luca Palamara - chiederemo un incontro al Pd per capire se è interessato a trovare una soluzione. Noi, da soli, le montagne non le possiamo spostare. Se c’è la collaborazione di tutti, una soluzione, una terza strada, forse si può trovare. Ma è chiaro che senza sponde è difficile riuscirci".

Niente doppio binario "L’idea di un doppio binario non esiste - ha poi aggiunto Casini sentenziando l’inemendabilità del testo Gasparri-Quagliariello - qui il binario è uno solo: farsi carico della posizione della maggioranza. Il resto sono chiacchiere, tanto gli italiani sanno benissimo quale è il problema. Allora o lo si affronta in modo condiviso, oppure se non lo affronta si andrà al muro contro muro.

  La politica - aggiunge Casini - impone l’obbligo di assumersi la responsabilità delle scelte, anche di decisioni difficili".

 

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