Le mamme svedesi dormono sonni tranquilli

In Nord Europa le donne con figli godono di tutela invidiabile. Maglia nera alla Somalia: un bimbo su 7 muore prima dell’anno

C’è mamma e mamma. Purtroppo. Quella svedese è la più seguita da un punto di vista sanitario e sociale. Felice di fare figli perché condivide le fatiche di fare la mamma con famiglia e resto della società. Ci sono invece le mamme africane, che non hanno la stessa fortuna. Anzi, neppure un decimo di quella fortuna. Loro rischiano di morire di parto oppure di dolore: quando il proprio piccolo diventa angelo soltanto dopo pochi mesi di vita. Per Aids, per fame, per malattie.
Mancano cinque giorni alla tradizionale ricorrenza della Festa della mamma, che si celebra il 14 maggio e Save the Children pubblica l’Indice delle Madri, una riflessione sulle ingiustizie del mondo, una classifica dei paesi dove mamme e bambini stanno meglio o peggio. Ed è la Svezia il Paese in cui le mamme dormono sonni tranquilli diversamente dalle loro “colleghe” del Congo e Liberia. L’Italia non se la passa male. Anzi. Si piazza nella zona alta per quanto riguarda la tutela dei bambini alla nascita e nei primi anni di vita. L’indice, contenuto all’interno del settimo Rapporto sullo stato delle madri nel mondo, analizza la condizione delle madri e dei bambini in 125 Paesi, sulla base di dieci indicatori relativi alla salute e all’educazione materno-infantile. Limitando l’analisi ai soli indicatori relativi al benessere infantile, la Somalia finisce in ultima posizione: più di un bambino su 7 muore prima di aver compiuto un anno, il 71 per cento della popolazione non ha accesso all’acqua potabile, il 17 per cento dei bambini è affetto da malnutrizione. La condizione delle mamme somale è ugualmente triste: una donna su 10 muore per complicazioni legate al parto o alla gravidanza nell’arco della sua vita; il 75 per cento dei neonati nasce senza l’assistenza di personale specializzato e il 78 per cento delle donne ha l’anemia.
L’Indice delle Madri documenta un’enorme disparità fra le nazioni in testa alla classifica (prevalentemente scandinave) e quelle in coda (Africa subsahariana), rimarcando la necessità di ridurre e annullare questo divario. Per esempio, in Svezia quasi tutte le donne sono andate a scuola; al contrario, soltanto il 34 per cento delle donne etiopi sa leggere e scrivere. Una madre, in Etiopia, ha una possibilità 37 volte maggiore di vedere il suo bambino morire entro il primo anno di vita di una madre svedese. In confronto a una mamma di uno dei paesi ai primi posti dell’Indice, una madre che vive in una delle nazioni agli ultimi posti della graduatoria corre un rischio 28 volte superiore di perdere il proprio bambino prima che compia 1 anno e un rischio 750 volte maggiore di morire lei stessa di parto.

Personale sanitario qualificato assiste a meno del 15 per cento delle nascite in Afghanistan, Bangladesh, Etiopia e Nepal; meno del 5 per cento di donne fa uso di contraccettivi in Ciad, Guinea, Niger, Guinea-Bissau, Repubblica Democratica del Congo, Rwanda e Sierra Leone.

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