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Mancini calmante della nuova Inter "Kovacic un titolare"

Il tecnico è riuscito a domare la polveriera di Appiano Minimizza anche il caso Vidic. Ma perde Handanovic

Mancini calmante della nuova Inter "Kovacic un titolare"

nostro inviato ad Appiano G.

«Il Cagliari? Squadra solida. Kovacic? Un titolare. Ranocchia? Ha un problema al ginocchio». Otto minuti scarsi per far sapere all'amico Zola che gli è simpatico, hanno condiviso l'esperienza in Premier, ma spiacente, all'Inter servono i tre punti: «Comunque è bravo, e sta facendo molto bene a Cagliari».

Se è possibile tracciare dopo soli tre mesi un primo bilancio sul ritorno di Roberto Mancini all'Inter, ecco il primo giudizio: il Mancio ha capito tutto.

Da quando è qui non si è permesso neanche di striscio di muovere un appunto, neppure quando ne aveva perfino il diritto. Tutto dietro a una sostanziale maschera di sorrisi e ironia nell'affrontare e rispondere anche ad argomenti caldi. Tipo Osvaldo: «Gli auguro di realizzare i suoi sogni». Tipo Vidic: «Lo volevo far entrare ma non era pronto». Eppure uno stava per mettergli le mani addosso e l'altro non l'ha mai preso sul serio. E più si sale nella scala sociale del club, più cresce il suo savoir faire: «Come mi ha convinto Thohir? Dicendomi che mi voleva ma non aveva soldi. Io però non gli ho creduto». Dai, l'ha messo alle corde. Mazzarri recentemente ha avuto un flash back e si è ribellato al suo destino, dimenticando che oggi chi allena deve avere carisma, altrimenti Shaqiri, Brozovic e Santon non arrivano. Thohir è felice anche solo perchè adesso al telefono può parlare in inglese.

Altre cose. Per far digerire la panchina ad Hernanes gli ha detto che sicuramente arriverà il momento in cui potrà dimostrare tutto il suo valore e a Kovacic che il futuro è tutto suo. Per tenere a bada i tifosi ha promesso che nella prossima stagione l'Inter punterà allo scudetto. Per ora funziona. E tutti vedono una crescita palese, sono ottimisti e pensano che in fondo tutto iniziò con Mancini all'Inter e Mourinho al Chelsea.

Sì, il Mancio ha capito tutto. Se poi il giudizio è sui risultati, il gioco, gli obiettivi e cose del genere che nel calcio hanno il loro bel peso, beh, allora la faccenda si complica. È qui da tre mesi, qualcosa di più, in coppa Italia è uscito, in classifica è nella colonna di destra e al Celtic Park... Però è vero, adesso dietro anche alla peggiore delle prestazioni è evidente ci sia una squadra. Oggi affrontare l'Inter non è agevole e anche quando il rammarico è grande, il Mancio trova il modo per aggirare l'ostacolo: «Contro il Celtic abbiamo cominciato benissimo - ha detto in conferenza -, poi c'è stato un rilassamento, credevamo fosse tutto diventato più facile. Invece su quei campi i risultati cambiano velocemente, hanno trovato il primo gol, il pubblico li ha trascinati e li abbiamo fatti rientrare in partita». Detto come se fosse ancora al City.

Poi è sparito per l'ultimo allenamento prima della trasferta in Sardegna. Esercitazioni sul possesso palla, tocchi di prima, Handanovic è rimasto a Milano per una botta alla caviglia, convocati Andreolli e D'Ambrosio.

Il Mancio ha imparato molto, ha trovato un suo modo di comunicare, mette quiete, magari si mette a vincere anche con continuità.

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