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La Marcegaglia non vuole scendere in politica Fa la morale, ma si dà della furbetta da sola

Il leader di Confindustria si scaglia contro l'ipotesi di un condono: "E' sbagliato, premia i furbi". Ma nel 2002 la sua azienda ne usufruì. Poi lascia uno spiraglio al governo che con il decreto sviluppo può salvare il Paese e smentisce di voler scendere in politica. Sulla Fiat: "Non credo che lascerà in Italia"

La Marcegaglia non vuole scendere in politica 
Fa la morale, ma si dà della furbetta da sola

Il condono non piace a Emma Marcegaglia, che a Che tempo che fa si scaglia contro l'ipotesi ventilata in questi giorni: "La logica del condono dà un messaggio assolutamente sbagliato, in un certo senso premia i furbi e noi abbiamo invece bisogno che tutti paghino le tasse, e rispettino le regole. Quindi non credo che sia la scelta giusta". Servono piuttosto, secondo la leader degli industrial, "manovre strutturali, serve ridurre strutturalmente il deficit e il debito".

L'Italia rischia, secondo la Marcegalia "che domani una famiglia che vada in una banca e abbia un mutuo all'8%, rischia mancanza di liquidità". Inoltre se non viene risolto - "a livello europeo", precisa - il problema dell'euro, "rischiamo che il patrimonio si svaluti fortemente, il che porterebbe a una crescita bassa, a disoccupazione, a non poter dare prospettive ai giovani, come ha detto giustamente il governatore Draghi".

La presidente di Confindustria lascia però uno spiraglio al governo, che con il decreto sviluppo può salvare il Paese: "Questo decreto sviluppo deve essere fatto: o ci salviamo tutti o cadiamo tutti". La Marcegaglia si augura che "non si facciano condoni e scelte una tantum ma grandi riforme eque, dove chi ha di più paghi di più e chi ha meno paghi meno". Meglio quindi una "patrimoniale ordinaria" che colpisca "solo i patrimoni consistenti" e che serva "non ad andare ad aumentare la spesa pubblica ma ad abbassare le tasse a lavoratori e imprese".

L'importante, ha tenuto a ribadire il numero uno di Confindustria, è fare presto, dato che i tempi "li danno i mercati finaziari": "Bisogna fare in fretta, bene fare le cose importanti, al limite anche le cose impopolari, anche scontentando pezzi della maggioranza".

Poi smentisce l'ipotesi che, terminato il suo incarico il prossimo 24 maggio, possa scendere attivamente in politica, né tantomeno di riunificare il Terzo polo, orfano di un vero leader. "Con Casini", precisa, "non ci siamo parlati". Fazio la incalza, le chiede se è interessata alla politica. lei nega: "Assolutamente no, quando scadrà la mia presidenza in Confindustria, torno a fare l’imprenditrice e la mamma a tempo pieno. Voglio tornare a fare l’imprenditore: un imprenditore che fa bene il suo mestiere ha già un ruolo importante".

E per la successione alla guida di Confindustria? "Alla fine si troverà un candidato che sarà il presidente di tutti", taglia corto la Marcegaglia, rifiutandosi di fare nomi: "La regola aurea è che i presidenti uscenti non si occupano della campagna elettorale e io intendo rispettarla", sottolinea.

Tra i temi affrontati, c'è anche l'immancabile polemica con la Fiat, che dopo aver lasciato Confindustria potrebbe, secondo alcuni, lasciare addirittura l'Italia. Un'ipotesi che la Marcegaglia non prende nemmeno in considerazione: "Penso che la Fiat manterrà i suoi investimenti in Italia come ha detto. Stimo Marchionne e penso che la Fiat sia un grande gruppo". Eppure ha lasciato l'associazione, nonostante la leader degli industriali non ne condivida i motivi (l’articolo 8 della manovra e l'accordo con i sindacati): "Il mio punto di vista è che noi come Confindustria rappresentiamo imprese che sono anche disponibili a rotture, a fratture, per cambiare. Però poi bisogna convergere con i propri lavoratori e sindacati per trovare nuovi accordi". Nessuna altra rottura in vista, comunque, a parte "un signore, Pigna, che è tra l’altro deputato del Pdl e di un altro, un signore che stimo molto, ma per problemi legati ai probiviri.

Per ora solo questi, non ci sono state altre uscite".

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