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Mazzone: «Mi restituiscano quello che mi è stato tolto»

Stefano Tesi

da Siena

Partita da fine stagione in tutti i sensi tra Siena e Livorno, con uno zero a zero trascinatosi più o meno tra gli sbadigli e qualche sporadico fuoco di paglia, come la spettacolare rovesciata di Chiesa deviata sopra la traversa da Acerbis al 27' del primo tempo o i due pali esterni colti dagli ospiti nella ripresa con Morrone da fuori e con Palladino da dentro l'area. Ma sono state emozioni da poco, che neppure la proverbiale rivalità tra le due tifoserie è riuscita a rinfocolare: giusto un paio di ululati dei senesi per lo spento Lucarelli e un coro di insulti, ma uno solo, all'ingresso sul terreno di gioco dell'ex Argilli, detonatore, due settimane orsono, dello scandalo che sta scuotendo il calcio italiano e non solo.
Fiacco perfino il festival degli striscioni in curva, mentre sul prato bianconeri e amaranto giochicchiavano rendendo facilissimo il compito dell'arbitro Oscar Girardi, uscito dal campo a fine gare, non a caso, con i cartellini intonsi nel taschino.
E se da una parte il bomber Chiesa, alla ricerca del sigillo personale, si distingueva almeno in un paio di dribbling d'alta scuola e in una punizione dal limite che all'8' della ripresa faceva la barba al palo sinistro livornese, sul versante opposto Cristiano Lucarelli, stretto tra la ricerca del ventesimo gol stagionale e la speranza della convocazione per Germania 2006, e la sua giovane spalla Palladino annaspavano nelle secche di un non gioco fatto di palle lunghe e a volte di pallonate da serie minori.
La partita si chiudeva, senza festa per la raggiunta salvezza dei padroni di casa e con il Livorno lontano dal miraggio Intertoto.
È stata anche la panchina numero 793 - e forse anche l’ultima - di Carletto Mazzone, che negli spogliatoi ha sfogato la sua amarezza.
«La mia? Una carriera - ha detto il decano dei tecnici italiani - macchiata dalla retrocessione dell'anno scorso con il Bologna.

Ma se quello che sta venendo fuori dal campionato è vero, farò di tutto affinché mi sia restituito ciò che mi è stato tolto».

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