Politica

Meno dieci

Assegnando alla legislatura la durata minima di un anno, nel conto alla rovescia per nuove elezioni siamo a meno 10: si può sperare che in dieci mesi l’opinione pubblica cambi, in modo da dare al centrodestra una maggioranza consistente? Penso di sì, per le seguenti ragioni. L’attuale maggioranza ha cominciato, in un primo momento, a governare con una certa abilità, imitando le intenzioni del governo precedente: liberalizzazioni; una mediazione internazionale di prestigio a Roma; difesa della legalità (sull’esempio di Cofferati a Bologna). Ma - probabilmente per la debolezza della condizione politica - queste iniziative si sono subito afflosciate. Nelle liberalizzazioni si è badato a colpire categorie che non votano certo a sinistra: farmacisti e tassisti. Individualmente(checché ne pensino i sindacati) anche i tassisti sono prevalentemente di destra, perché risentono più degli altri del disordine pubblico.
Ne conobbi uno, anni fa a Milano, che a un certo punto si mise a imprecare contro un corteo di femministe. Poi scoprii che conosceva fin nei minimi particolari la situazione del Pci del tempo. Di fronte alla mia sorpresa spiegò che fino a qualche mese prima aveva fatto parte del Comitato centrale, poi se n’era andato disgustato. Quanto ai farmacisti, buona parte della ricchezza nazionale passa per le loro mani, e la sola cosa che li tormenta è la difficoltà di riscuotere i crediti dal governo. Insomma, il tentativo d’ingannare l’elettorato facendogli credere di instaurare un regime liberale invano atteso dal centrodestra, è durato poco. Quanto al prestigio internazionale, che l’Italia sia caduta rispetto ai tempi di Berlusconi lo ha notato perfino la stampa estera.
È evidente, per contro, la tendenza dell’attuale governo a sviluppare la funzione pubblica, anche nei suoi aspetti peggiori. Elettoralmente la funzione pubblica è un serbatoio di voti, ma economicamente, posto anche che sia efficiente, è un peso che obbliga il governo ad aumentare le imposte. E ciò va a carico dei ceti produttivi: li incita ad evadere, o almeno ad eludere per poter continuare a produrre. Questi effetti, da noi previsti, si stanno avverando ancor più presto di quanto si potesse temere.
Se, ad esempio, venisse reintrodotta l’imposta di successione, sarebbe facile documentare su chi incide, quanto rende e quanto costa: caso tipico di fallita «redistribuzione del reddito». È l’imposta più regressiva di tutte: si è mai vista una grande famiglia rovinata dall’imposta di successione? Solo famiglie piccole o medio piccole ne vengono fortemente percosse: i ricchi hanno altri modi di ereditare. È un caso caratteristico di un fiscalismo che pretende di colpire solo i grandi patrimoni mentre manda a picco i medio piccoli.
A fronte di tentativi di farsi belli, l’incapacità dell’attuale governo di praticare una politica decorosa ha già cominciato a deludere molti che l’hanno votato. Le grandi opere ristagneranno: basta che tocchino qualche minimo interesse, o che soggiacciano al ricatto di pseudo ambientalisti. L’incapacità di regolare l’immigrazione poi, è il difetto principale, e converrà battere su questo chiodo. Occorre bensì più di un anno prima che ne siano minacciati i salotti buoni, ma chi vive in mezzo alla gente assiste fin da ora ai disordini prodotti da chi viene a pescare nel torbido, non a lavorare.
C’è poi, una quota importante di chi ha votato a sinistra, costituita di persone dai sani principi e di buona cultura, persuase che la sinistra sia necessaria per attenuare le iniquità sociali. Una componente importante del centrosinistra (identificabile all’ingrosso con la Margherita) sarebbe, secondo loro, in grado di contrastare il disfacimento etico-giuridico della nazione. Con il loro voto, quei bene intenzionati pensano di dover rafforzare nel centrosinistra l’ala che conserva i valori; ad esempio in bioetica. Persuadere in breve tempo questi compagni di viaggio che la loro è un’illusione non sarà facile, ma occorre provarci.
Impossibile, per contro, persuadere chi vota non per interesse o per una ragione ma solo per odio. Berlusconi è insostituibile, e l’odio contro di lui è ineliminabile. Tre anni fa, aspettando l’autobus alla fermata di via del Plebiscito, mi accadde di udire: «Mettono tante bombe, possibile che non ne mettano una sotto quel palazzo?» (il palazzo Grazioli Lante, naturalmente). Si trattava palesemente di un trinariciuto residuale, nessuna persona sensata si esprime a quel modo, eppure il sentimento profondo dell’antiberlusconismo è quello: analogo all’antiamericanismo di principio, deprecato dal defunto Jean-François Revel.
Su tutti questi fronti dovrà combattere la propaganda del centrodestra. Non basta lasciare che i fatti parlino da sé. Ma se i fatti saranno portati a conoscenza, non di noi che siamo già persuasi, bensì di quelli che non lo sono, con un’azione capillare, allora il centrodestra tornerà a disporre di cinque anni per governare.

E li adopererà più incisivamente di quanto abbia fatto nei primi cinque.

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