Cronache

Meno poveri e più istruiti grazie ai soldi dell'Occidente

Dall'Africa all'Asia, miseria in calo ovunque. Ai Paesi in via di sviluppo 135 miliardi di aiuti

Meno poveri e più istruiti grazie ai soldi dell'Occidente

La tentazione di diventare catastrofisti, malattia senile del pessimismo, è fortissima perché fruttuosa. Sul postulato che «il mondo va sempre peggio» si costruiscono carriere, si fanno soldi, si guadagna in notorietà. Mentre invece il mondo va sempre meglio, lo dicono i numeri. Basterebbe guardarli per rendersi conto che di molti demiurghi interessati, sempre pronti a sacrificarsi per salvare il pianeta dalla sua intrinseca malvagità, si potrebbe fare tranquillamente a meno.

Ovviamente al comodo ruolo di salvatori del mondo i catastrofisti non rinunceranno mai anche se a sostenere che il pianeta Terra è un luogo infinitamente migliore rispetto a solo pochi anni fa è l'Onu. Iniziamo dal dato più importante: la lotta alla povertà. Secondo gli standard internazionali una persona vive in «estrema povertà» quando può contare su meno di 1,25 dollari al giorno. Ebbene: il sito Truenumbers.it ha rilevato, utilizzando i dati Onu, che nell'Africa sub sahariana le persone che nel 1990 vivevano con meno di 1,25 dollari al giorno erano più della metà della popolazione, il 57%. Nel 2015 sono il 41%. Progresso notevole, ma altre aree del mondo hanno fatto meglio. Nell'Asia del sud (India, Pakistan, Afghanistan e Iran) i poveri sono scesi dal 52% al 17% e nel sud est asiatico (Thailandia, Filippine, Indonesia), dal 46% al 7%. La povertà estrema è stata sconfitta in Cina e America Latina (4%) e soprattutto in Africa del nord dove, nel 2015, appena l'1% della popolazione vive con meno di 1,25 dollari al giorno.

I catastrofisti professionisti ribattono che il numero assoluto di poveri è, in realtà, aumentato. Guardiamo i numeri. Nel 1990 nell'Africa sub sahariana vivevano 491 milioni di persone diventate 962 milioni nel 2015. Significa che nel 1990 vivevano sotto la soglia di povertà 280 milioni di persone (il 57% di 491 milioni) diventate 395 (il 41% di 962 milioni) nel 2015. In termini assoluti sono aumentati, è vero, ma mentre la popolazione è cresciuta del 96% i poveri sono cresciuti solo del 41%. Meno della metà. Ma di più: nonostante l'aumento della popolazione mondiale, nel 2015 il 91% degli abitanti del pianeta aveva accesso all'acqua potabile rispetto al 76% del 1990. Ma soprattutto i catastrofisti dovrebbe spiegare un dato che è svincolato dall'aumento della popolazione: come mai, se il mondo va sempre peggio (e dunque c'è bisogno dei salvatori del pianeta) in 25 anni (1990-2015) in tutte le aree del mondo è sceso in modo straordinario il numero di bambini che muoiono prima di raggiungere i 5 anni di età? Se il mondo va sempre peggio, come mai nel 1990 nell'Africa sub sahariana ogni 1000 bambini nati 179 morivano prima del quinto compleanno e oggi ne muoiono 86?

La risposta è la globalizzazione? Sì e no. Perché certamente dell'aumento del commercio mondiale (e delle delocalizzazioni produttive) hanno beneficiato soprattutto i Paesi poveri, ma uno sviluppo così accelerato non è spiegabile se non si prendono in considerazione almeno altri due fattori. Il primo è l'aumento del 66% degli aiuti monetari che l'Occidente ha versato ai Paesi in via di sviluppo: erano pari a 81 miliardi nel 2000 e sono diventati 135,2 miliardi di dollari nel 2014. Il secondo è l'aumento dal 65% del 2000 al 79% del 2014 delle merci esportate che non pagano tariffe doganali all'ingresso nei mercati occidentali. Due fattori (tra i tanti) che smentiscono la tiritera sull'Occidente «egoista», «individualista», «indifferente» alla povertà nel mondo. È vero il contrario. Senza l'assistenza dei Paesi ricchi (perciò «egoisti») la percentuale di persone denutrita non sarebbe scesa, tra il 2000 e il 2016, del 4% passando dal 15% all'11%: percentuale ancora troppo alta, ovviamente, ma i progressi ci sono stati e in alcuni casi sono stati straordinari. Nel 1990 nel Sud est asiatico le persone denutrite sono passate dal 31% della popolazione totale al 10%. Un aumento, dal 6% all'8%, si è registrato solo nell'Asia occidentale (Yemen, Oman, Arabia Saudita, Irak, Siria, Giordania e Turchia). Senza l'Occidente ricco (perciò «cinico») non sarebbe nemmeno aumentato in modo esponenziale la percentuale di bambini che si iscrivono al primo anno della scuola primaria: nell'Africa sub sahariana si è passati dal 52% all'80% e nell'Africa del nord solo l'1% dei bambini non va a scuola.

Nell'Occidente ricco (perciò «individualista») la percentuale è del 4%.

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