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Milano, scoppia il caso "Tranvieri della cocaina"

La Procura di Milano ha aperto un'inchiesta su un giro di cocaina che coinvolgerebbe anche personale dell’azienda dei trasporti pubblici. Due dipendenti sono infatti indagati per spaccio di stupefacenti

Milano, scoppia il caso  
"Tranvieri della cocaina"

Milano - La Procura di Milano ha aperto un'inchiesta su un giro di cocaina che coinvolgerebbe anche personale dell’azienda dei trasporti pubblici milanese. Due dipendenti sono infatti indagati per spaccio di stupefacenti: avrebbero venduto cocaina ai colleghi che guidavano i mezzi dell’Atm. A maggio l’Atm, nella bufera per decine di piccoli e grandi incidenti negli ultimi due anni, aveva lanciato una campagna di controllo antidroga con test per i propri dipendenti. Indagando sull’omicidio ancora irrisolto di Marco Medda, un anziano ergastolano ai domiciliari per motivi di salute, strangolato nella sua casa l’8 giugno del 2008, i carabinieri e la Procura di Milano arrivano allo spaccio nell’azienda milanese dei trasporti, al "gruppo dei tranvieri del Lorenteggio", quartiere della periferia Sud-ovest, e al "filone della droga". E gli inquirenti si imbattono anche nei misteriosi suicidi di due autisti, almeno uno pesante consumatore di cocaina.

Pomarici: "Nessun fenomeno droga, solo caso isolato"
"Non esiste alcuna inchiesta per droga sull’Atm. Non esiste alcun fenomeno, ma abbiamo indagato solo su un singolo episodio relativo ad un paio di presunte cessioni di droga". In tarda mattinata il procuratore aggiunto di Milano Ferdinando Pomarici "ridimensiona" la portata dell’inchiesta avviata dalla Procura su presunti episodi di cessioni di droga che sarebbero avvenuti ’all’ombra dell’Atm’. Di indagati, precisa il magistrato "su 8.500 dipendenti dell’Azienda trasporti milanese ce n’è uno solo (probabilmente anche un secondo ex dipendente, ndr) sul quale non sappiamo nemmeno se eserciteremo l’azione penale".

Nessun fenomeno-droga sui mezzi pubblici milanesi, quindi, ripete Ferdinando Pomarici che "bolla" quanto emerso fino ad ora come "esagerazioni giornalistiche".

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