Referendum sulle Autonomie

Lombardia "speciale" con 2,8 milioni di sì oggi inizia la trattativa

Maroni riferisce in Consiglio nel pomeriggio. La risoluzione in aula entro fine novembre

Lombardia "speciale" con 2,8 milioni di sì oggi inizia la trattativa

Il risultato (quasi) ufficiale è stato pubblicato on line dalla Regione intorno alle undici del mattino, quasi dodici ore dopo la chiusura dei seggi. Quello definitivo è arrivato ieri alle 20. Era la prima consultazione 2.0 in Italia, il sistema va ancora rodato. Sono 3.011.395 i lombardi che hanno partecipato al Referendum per l'autonomia e il 95,2% (tradotto: 2.869.797 cittadini) hanno detto sì. I no sono stati 118.668 (il 3,94%) e 23.165 le schede nulle (0,77%). Capolista la provincia di Bergamo con l 47,37% dell'affluenza, anche se a Bergamo città la partecipazione è stata tiepida, ha votato il 35,97% quindi 12 punti sotto la media della provincia e due in meno della regione. Fanalino di coda si conferma la città metropolitana di Milano (31,23% di affluenza) e il capoluogo registra un record ancora più negativo, con il 26,41%. Anche se l'astensionismo dei milanesi sta diventando da manuale. E i 267.426 che si sono mossi per una consultazione promossa in pratica dal centrodestra - al di là delle buone intenzioni, la campagna dei 5 Stelle e di quella parte del Pd scesa in campo per il sì è stata quasi ininfluente - assumono un altro peso se raffrontati con i 455mila su un milione di elettori che si mossero per il ballottaggio tra Beppe Sale e Stefano Parisi nel giugno 2016. Uno su due restò a casa persino sulla scelta del sindaco. A Milano è più alta anche la media del no: il 6,49%, sono 17.368 voti. In tutte le province ca va sans dire ha trionfato il sì, dal 97,56 per cento a Sondrio seguita dal 96,53% di Brescia mentre in fondo alla classifica ci sono Pavia (94,83%) e Milano (93,67%). Ma la vittoria è comunque schiacciante.

E parte già oggi l'iter per rivendicare una maggiore autonomia a Roma. «Da domani (oggi, ndr.) in consiglio regionale cominciamo la procedura che porterà in tempi più rapidi ad avere un confronto col governo» ha avvertito ieri Roberto Maroni. Nel pomeriggio ha riunito la conferenza dei capigruppo per decidere tempi e modi. Soddisfazione generale per i tre milioni di elettori alle urne «nonostante il boicottaggio della Rai - si è detto al tavolo - e la quasi assenza del tema sui media nazionali fino all'ultima settimana». Era prevista questa mattina ma Maroni ha chiesto di rinviare al pomeriggio la relazione in aula sul referendum e le prossime mosse. Maroni ha dato pieno mandato al consiglio, in particolare al presidente Raffaele Cattaneo, per arrivare alla stesura di una risoluzione da votare in aula «il prima possibile». E il termine massimo fissato con i capigruppo è il 30 novembre. Il testo sarà scritto di concerto tra giunta e consiglio, l'aula si riunirà sul tea ancora martedì prossimo e la discussione passerà poi in Commissione Affari istituzionali. La trattativa tra i partiti verterà soprattutto su quali, tra le 23 possibili competenze, la Lombardia riterrà utile strappare più autonomia.

La procedura prevede per legge anche un passaggio con il Comitato autonomie locali (Cal), che al momento però è senza presidente (era il sindaco di Lecco Virginio Brivio ma è stato eletto all'Anci). La Regione spingerà perchè la carica sia rinnovata in tempi stretti. Votata la risoluzione entro fine novembre, il governo avrà poi 60 giorni di tempo per rispondere. E Maroni vuole andare a discutere con una «squadra di saggi», esponenti del mondo imprenditoriale, accademico, economico.

I nomi più papabili per ora sono quelli di Piero Bassetti, imprenditore e primo presidente della Regione Lombardia, il rettore dell'Università Bicocca Cristina Messa, l'imprenditore Gian Domenico Auricchio e la costituzionalista Lorenza Violini.

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