Elezioni politiche 2022

"Renzi mi voleva, lui no". L'Albertini trombato si azzuffa con Calenda

L'ex sindaco accusa Azione di preferire uomini di partito per il seggio di Milano

"Renzi mi voleva, lui no". L'Albertini trombato si azzuffa con Calenda

Forse Carlo Calenda non aveva fatto i conti con il carattere di Gabriele Albertini (nella foto). Così come Albertini con quello di Calenda, tanto che la navigazione dell'ex sindaco nel terzo polo è affondata ancor prima di salpare. Un naufragio tra urla e strepiti annunciato da Albertini con una velenosa intervista al Qn nella quale l'ex berlusconiano ed ex montiano ora renziano, ha accusato Calenda di aver scelto di «conservare i seggi blindati per gli uomini di Azione. Non mi ha neppure risposto. La mia candidatura poteva rappresentare un valore in più». Mentre Matteo Renzi «ha insistito per la mia candidatura a Milano». Perché, assicura l'ex amministratore del condominio Milano, «Calenda e Renzi hanno due modi diversi di intendere la leadership. Preferisco Renzi». Parole non gradite da Calenda che ha subito risposto: «Non vedo Albertini dall'epoca di Scelta Civica, direi quasi dieci anni - la replica piccata affidata ai social - Una settimana fa ha chiesto una doppia candidatura a Milano con un messaggio. Non essendo mai stato iscritto ad Azione, mi è sembrata una proposta quantomeno stravagante». Ovviamente non è finita lì, perché con un nuovo sms inviato ai vertici di Azione, Albertini replica di non aver «chiesto niente che non fosse la conferma di un'offerta fattami da MEB MR... (Maria Elena Boschi per conto di Matteo Renzi, ndr). Che lui (Calenda, ndr) ha respinto col suo 50% di posti spettanti». Il che potrebbe significare, fa capire l'ex sindaco, che tra Renzi e Calenda non ci sia stato dialogo nella scelta dei candidati o che, pur essendoci stata, Renzi abbia accettato la candidatura di Enrico Costa pretesa da Calenda.

Immediata anche la reazione del deputato Guido Della Frera che con Albertini aveva ideato l'appello a Renzi e Calenda a costruire un terso polo, dimettendosi da coordinatore regionale di Italia al centro. «Stravagante è che Calenda non comprenda che per costituire il terzo polo liberale e riformista, un leader illuminato deve allargare il consenso, così come aveva immediatamente compreso Renzi prima dell'accordo elettorale con Azione, invitando in lista uomini come Albertini.

Uno che non ha mai preso tessere di partito, offrendosi sempre come civil servant e dando tanti risultati che ancora oggi sono nella quotidianità e nella memoria dei milanesi».

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