Politica

Il modello Emilia: soldi e favori al fratello del capo

nostro inviato a Bagnacavallo (Ravenna)

Errani finanzia Errani. Vasco, presidente pd dell’Emilia Romagna (oltre che della Conferenza stato-regioni), sovvenziona il fratello maggiore Giovanni, presidente della cooperativa Terremerse aderente a Legacoop. Tutto alla luce del sole, esistono delibere, perizie, fatture in una catena di stranezze e irregolarità. Che si spiegano solamente con il collaudato sistema di potere locale che sorregge le società rosse attraverso la triangolazione istituzioni-coop-partito. Un intreccio tra politica e affari che risalta nella storia di questa cooperativa agricola di Bagnacavallo operante tra Imola e il Ravennate. A cominciare dai nomi dei protagonisti: la famiglia Errani (Vasco, Giovanni e la figlia di quest’ultimo, Linda, sindaco della vicina Massa Lombarda, paese natale di tutti e tre); Guido Tampieri, anch’egli di Massa Lombarda, ex dirigente di Cgil e Pci-Pds-Ds, ex assessore regionale all’Agricoltura, ex sottosegretario del ministro De Castro nell’ultimo governo Prodi; Massimo Marchignoli, allora sindaco di Imola, ora deputato pd.
Siamo nel 2005. Terremerse naviga nei debiti per una serie di scelte gestionali criticate da molti soci e dalla locale Confederazione italiana agricoltori. Come risollevarsi? Semplice: si chiedono soldi alla Regione e favori alle istituzioni. Approfittando del piano regionale di sviluppo rurale, la coop di Errani Giovanni progetta un nuovo stabilimento vinicolo finanziato dalla Regione di Errani Vasco per un milione di euro (su una spesa prevista di due milioni e mezzo), mentre i Comuni di Imola e Massa Lombarda trasformano in zona residenziale ad alto indice un’area produttiva di Terremerse. I terreni resi edificabili vengono successivamente acquistati da Unipol Merchant Bank, Coop Adriatica e Federcoop Ravenna. Ciliegina sulla torta, dopo qualche mese la cantina viene ceduta nonostante l’esplicito divieto della Regione.
Il 14 novembre 2005 il dirigente regionale Carlo Basilio Bonizzi (l’assessore è Tampieri) finanzia il nuovo impianto enologico stabilendo che i lavori dovranno terminare entro il 30 aprile 2006 e che il contributo sarà erogato dopo i controlli. Ma il 30 aprile i cantieri sono ancora aperti perché Terremerse non aveva ancora ottenuto dal Comune di Imola il permesso di costruire, avendolo richiesto soltanto il 28 marzo. Il milione di euro rischia di saltare. Come salvarlo? Ecco che scatta il «soccorso rosso»: il 27 aprile la coop chiede un mese di proroga, l’11 maggio la Regione concede il rinvio, il 23 maggio il Comune sblocca i lavori. La giustificazione del ritardo è spassosa: la «prolungata piovosità del periodo invernale» che ha «impedito ai mezzi meccanici di entrare sul lotto». Peccato che l’inverno 2005-06 sia stato tra i più asciutti degli ultimi anni.
Il miracolo si compie. Terremerse ottiene il permesso di costruire il 23 maggio, e il 31 dichiara formalmente alla Regione che i lavori sono ultimati. Incredibile ma vero. Una settimana per costruire un grande stabilimento vinicolo. Altro che il sottosegretario Bertolaso: Berlusconi avrebbe dovuto chiamare Giovanni Speedy Gonzalez Errani a ricostruire le case dell’Aquila dopo il terremoto, e arruolare anche il suo staff amministrativo che in un giorno solo (31 maggio) ha fatto il giro dei fornitori, ottenuto l’emissione delle fatture (tutte con la stessa data), le ha registrate e saldate con la liquidità preparata nei giorni precedenti.
Non c’è bisogno di dire che la realtà è tutt’altra. Dal rendiconto ufficiale presentato il 15 giugno risulta infatti che i lavori sono iniziati il 22 febbraio, tre mesi prima che fossero autorizzati. Da notare che il Comune aveva imposto una serie di opere preliminari, tra cui «i preventivi adempimenti per le costruzioni in zone sismiche». Sono stati davvero eseguiti? Il dubbio è fortissimo. Anche perché Terremerse non fornisce neppure il certificato di agibilità e conformità edilizia che era tenuta a presentare assieme al rendiconto e alla dichiarazione di fine lavori. Una inadempienza clamorosa. Ma la Regione chiude un occhio, anzi tutti e due, e il 20 giugno Bonizzi attesta che «tutti i termini previsti sono stati rispettati».
Qualcuno però si accorge che non tutto è a posto. Così, poche settimane dopo, si corre ai ripari con un provvedimento confezionato dall’assessore Tampieri su misura per la coop che tanto sta a cuore alla famiglia Errani. La delibera di giunta del 4 settembre (votata anche dal governatore) prevede che i lavori possono considerarsi conclusi «anche in assenza della documentazione relativa alla certificazione di conformità edilizia e agibilità delle opere realizzate». Quel certificato sarà depositato l’11 gennaio 2008. Terremerse è salva, il contributo pure.
Come mai mancava l’agibilità? Negligenza del Comune di Imola? Niente affatto. Il motivo è diverso: i lavori erano ancora in corso e nessuna certificazione di conformità edilizia poteva essere chiesta. L’istanza viene depositata il 7 agosto 2007. Riepiloghiamo: la coop di Errani ha iniziato i lavori senza permessi (e il Comune imolese si è ben guardato dall’interromperli, sanzionare la coop e segnalare l’abuso in procura); li ha completati largamente oltre il termine; ha violato svariate clausole, tuttavia con l’aiuto della Regione guidata da Errani junior è riuscita a incassare un milione di euro.
Ma c’è dell’altro. Terremerse si era impegnata «in modo pieno e incondizionato» a non distogliere dalla prevista destinazione per almeno dieci anni gli immobili e gli impianti, e per almeno cinque anni le attrezzature mobili e i macchinari beneficiari del contributo, pena la perdita dei soldi. Che cos’ha fatto invece Errani senior? Ha ceduto le attività vitivinicole (compresa la struttura finanziata dalla Regione) alla neonata cooperativa Terre Imolesi, che a sua volta è stata fusa con la coop faentina Copa nella Cantina dei colli romagnoli. Nulla di tutto questo è stato comunicato alla Regione e il contributo è rimasto nelle casse della società presieduta dal fratello del governatore. La Regione sorvola anche quando Terremerse evita di dichiarare la produzione vitivinicola dell’anno 2006/2007. Si ripete un copione già visto: nulla da dichiarare, nulla era stato prodotto perché il cantiere della cantina pagata dalla Regione era ancora aperto. Non era stato vendemmiato neppure un grappolo d’uva.
La coop di Giovanni Errani non poteva rinunciare a quel milione. Essa perdeva dai 6 ai 7 milioni di euro all’anno che un trucco contabile consentiva di nascondere. Terremerse infatti all’occorrenza vendeva immobili - con plusvalenza - a una sua controllata, la Unagro srl, senza pagare il corrispettivo: in questo modo i crediti compensavano i debiti. Per esempio, il bilancio di Terremerse al 31 dicembre 2004 registra un credito di 2.604.000 euro per un bene ceduto e non pagato.
A sua volta, l’immobiliare Unagro è stata trasferita per circa 14 milioni di euro a Federcoop di Ravenna, Unipol Merchant Bank e Sara (società controllata da Coop Adriatica), a un prezzo molto inferiore a quello di mercato, in barba al principio dell’indivisibilità del patrimonio delle cooperative a mutualità prevalente. I consiglieri di amministrazione di Unagro hanno appreso dell’operazione soltanto al momento della cessione delle quote.
Ma nemmeno questo vorticare di soldi e di terreni raddrizza la pericolante situazione finanziaria della società di Giovanni Errani. Occorrono nuovi capitali. E l’iniezione tocca agli enti locali amministrati da parenti e compagni di partito. Il Comune di Imola rende edificabile l’area dell’ex stabilimento di via Cavina facendogli assumere un valore sui 17 milioni di euro. I maligni mormorano che sia stata questa operazione a garantire all’allora sindaco Marchignoli, grande amico di Vasco Errani e di Pierluigi Bersani, la promozione in Parlamento. E anche il Comune di Massa Lombarda (sindaco Linda Errani, figlia di Giovanni) regala l’edificabilità a un’area di circa 6mila metri quadrati che ospitava celle frigorifere.
Ci pensa poi Tampieri, divenuto nel frattempo sottosegretario alle Politiche agricole del governo Prodi, a tappare altri buchi. Appena insediato alla Direzione generale controllo qualità del ministero, stipula con Terremerse una convenzione per il progetto «Territori e mercati in rete». Di fatto è un modo per scaricare costi del personale tecnico e amministrativo di Terremerse sul dicastero: pare che numerose firme di dipendenti non siano autentiche e che altri abbiano firmato senza che venisse loro spiegata la vera ragione. L’operazione valeva altri tre milioni di euro in tre anni.
Dal bilancio 2008, infine, emerge un ultimo dato: l’ingresso di due soci sovventori con un apporto di un milione di euro ciascuno.

Sono due persone fisiche: il presidente Gianni Errani e il nuovo amministratore delegato Oriano Mezzetti. Da dove proviene tutto quel denaro fresco?

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