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Attacco Isis in un mausoleo sciita a Damasco

Tre le esplosioni a distanza ravvicinata nel luogo meta di pellegrinaggio sciita già colpito diverse volte in passato da attentati

Attacco Isis in un mausoleo sciita a Damasco

Almeno 60 persone sono morte e 110 sono rimaste ferite in un attacco Isis al mausoleo Sayyidah Zainab Shrine, in un quartiere a sud di Damasco e luogo di pellegrinaggio sciita.

Tre le esplosioni: una causata da un’autobomba e due da kamikaze. Lo Stato Islamico ha già rivendicato l'attentato. Lo scorso 26 gennaio due attacchi terroristici contro il quartiere al Zahraam di Homs (165 a nord di Damasco) aveva provocato 19 morti. Il santuario attaccato oggi fu già preso di mira nel febbraio del 2015, quando 4 persone morirono in due attacchi suicidi e altre 13 rimasero ferite vicino ad un checkpoint nello stesso quartiere. Nello stesso mese, un’esplosione su un bus sul quale viaggiavano pellegrini sciiti diretti al mausoleo provocò 9 morti. L’attentato fu poi rivendicato dal gruppo armato di al-Nusra.

Intanto a Ginevra hanno preso il via i negoziati per siglare una pace in Siria. "Vogliamo che il negoziato per la pace sia efficace, ma non c’è serietà da parte del regime", ha detto però stamattina l’Alto comitato negoziale della coalizione dell’opposizione siriana. Proprio ieri la delegazione che rappresenta il presidente siriano Bashar al Assad ha incontrato l’inviato delle Nazioni Unite per la Siria, Staffan de Mistura. Secondo diversi diplomatici occidentali, dopo i buoni auspici emersi durante gli incontri fra i vari attori regionali e internazionali organizzati fra ottobre e dicembre 2015 a Vienna e Ginevra, i primi colloqui di pace sulla Siria dal 2014 rischiano di trasformarsi in un nuovo fallimento.

Se un primo tempo le Nazioni Unite avevano sperato di poter condurre dei veri e propri negoziati ad un tavolo comune, le posizioni più rigide mostrate dai partecipanti hanno fatto propendere per colloqui in stanze separate. Non solo: la delegazione del Partito dell’unione democratica (Pyd), principale partito politico dei curdi siriani, ha lasciato Ginevra venerdì perchè non ha ricevuto l’invito ufficiale a partecipare ai colloqui. Le Unità per la protezione dei popoli (Ypg), braccio armato del Pyd, sono impegnate da mesi nell’offensiva contro lo Stato islamico (IS) verso al Raqqa, la capitale del sedicente "Califfato". Nonostante i combattenti curdi abbiano conseguito notevoli successi nella lotta all’Is, la Turchia si oppone ad una partecipazione di una delegazione curda perché considera lo Ypg una filiale dei terroristi del Partito democratico dei lavoratori del Kurdistan (Pkk).

Il segretario di Stato americano, John Jerry, ha chiesto alle parti coinvolte nel conflitto in Siria di portare avanti i colloqui di pace a Ginevra nonostante l'attacco di oggi: "Non c’è una soluzione militare al conflitto in Siria, senza trattative il bagno di sangue andrà avanti fino a che anche l’ultima casa sarà distrutta", ha detto, "Voglio essere chiaro.

Il regime siriano ha una responsabilità, tutte le parti hanno il dovere di facilitare l’accesso degli aiuti umanitari alla popolazione ora. Bisogna mettere fine alla guerra"

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