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Australia, stretta contro le ong animaliste: equiparate a "gruppi terroristi"

Le ong hanno accusato le autorità di volere “chiudere la bocca” a chi denuncia le violenze subite ogni giorno in Australia dagli animali

Australia, stretta contro le ong animaliste: equiparate a "gruppi terroristi"

In Australia sono state appena introdotte delle norme che criminalizzano le associazioni animaliste, equiparandole a gruppi terroristi.

A varare una stretta contro le ong in questione è stato il governo dello Stato federato del Nuovo Galles del Sud, situato nel sudest del Paese. La legislazione restrittiva è stata approvata su impulso dell’indignazione popolare suscitata da recenti “violenze” compiute nel “First State” proprio da attivisti per i diritti degli animali. Costoro, nelle ultime settimane, si sono infatti resi protagonisti di incursioni all’interno di stabilimenti per la macellazione della carne bovina e suina, nonché all’interno delle proprietà di allevatori di bestiame. Tali gesti erano finalizzati, a detta dei loro ideatori, a “interrompere la barbarie quotidiana che devono subire mucche e maiali per soddisfare l’appetito degli Australiani” e a “sensibilizzare la popolazione circa la moralità del veganesimo.

Altre azioni eclatanti compiute ultimamente per i medesimi fini da esponenti delle associazioni incriminate sono consistite in “blocchi stradali”, allestiti senza autorizzazione delle autorità nelle principali vie di Sydney, e in “occupazioni improvvise di aule di tribunali e di ambienti di altri edifici pubblici”.

Le sempre più frequenti provocazioni promosse dai movimenti animalisti hanno alla fine indotto il premier del Nuovo Galles del Sud, Gladys Berejiklian, a qualificarli come “minacce per l’ordine pubblico e la pace sociale” e ad assoggettarli alle stesse sanzioni penali previste finora a carico degli indiziati di terrorismo. In base alla riforma decisa dall’esecutivo dello Stato, gli attivisti che oseranno violare una proprietà privata oppure occupare abusivamente il suolo pubblico per dare visibilità alle loro battaglie verranno puniti con multe da 1000 a 220mila dollari australiani, mentre le ong di appartenenza degli individui condannati saranno obbligate al pagamento di 440mila dollari di ammenda. Le persone che condurranno “iniziative provocatorie”, inoltre, saranno passibili di condanne fino a 10 anni di carcere.

John Barilaro, vice-primo ministro dell’entità federata, ha giustificato la recente stretta affermando: “I movimenti animalisti si sono ultimamente macchiati, nel nostro Stato, di condotte tipiche di terroristi e sovversivi: attacchi contro proprietà private, attentati alla regolarità del traffico urbano, incursioni in luoghi pubblici. Queste associazioni stanno portando il caos nella nostra comunità ed è quindi necessario che le autorità rispondano con durezza a tale nuova minaccia”.

Adam Marshall, ministro dell’Agricoltura del Nuovo Galles del Sud, ha successivamente rivendicato con orgoglio il fatto che le norme appena entrate in vigore nel “First State” siano “le più dure di tutta l’Australia contro chi attenta al vivere civile dietro la facciata delle battaglie per il benessere animale”.

Chris Delforce, rappresentante dell’organizzazione ecologista Aussie Farms, ha reagito alla linea dura del governo locale tuonando: “L’esigenza di tutelare la sicurezza collettiva e la proprietà privata viene usata come scusa per calpestare l’inalienabile diritto individuale di denunciare le ingiustizie.

La nuova legge mira soltanto a chiudere la bocca a chi vuole rendere i consumatori coscienti delle violenze quotidiane perpetrate sugli animali negli allevamenti e nei mattatoi australiani”.

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