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"C'è una spia degli Emirati nell'amministrazione Trump"

La presunta spia degli Emirati all’interno dello staff presidenziale Usa sarebbe stata finora stipendiata dal governo del Paese arabo con “oltre diecimila dollari al mese”

"C'è una spia degli Emirati nell'amministrazione Trump"

Il governo americano sarebbe stato, negli ultimi due anni, infiltrato con una talpa al servizio degli Emirati Arabi Uniti. A rivelare tale informazione è stato recentemente il sito web investigativo The Intercept.

Secondo quest’ultimo, l’agenzia di spionaggio del Paese del Golfo, il National Intelligence Service (Nis), avrebbe ingaggiato, nel 2017, Rashid al-Malik, uomo d’affari emiratino attualmente a capo della società di investimento immobiliare HayaH Holdings, per entrare in buoni rapporti con l’entourage presidenziale statunitense e carpire così informazioni riservate sulle politiche Usa. The Intercept, citando fonti anonime e “dossier ufficiali”, sostiene quindi che l’imprenditore sarebbe stato incaricato di raccogliere specificamente dettagli della strategia americana in Medio Oriente, suscettibile di “danneggiare gli interessi di Abu Dhabi”.

A detta del sito investigativo, al-Malik avrebbe dovuto infatti spiare i funzionari della Casa Bianca in merito ai possibili sviluppi delle relazioni diplomatico-commerciali di Washington con l’Arabia Saudita, l’Iran e il Qatar, tutte nazioni-rivali degli Emirati. L’uomo d’affari avrebbe dovuto anche informarsi sull’evoluzione dell’atteggiamento delle autorità americane verso l’organizzazione islamista dei Fratelli Musulmani, protetta e finanziata soprattutto da Riad e da Doha.

Le fonti interpellate da The Intercept affermano poi che l’incarico di“spia presso la Casa Bianca” sarebbe stato conferito nel 2017 dal Nis ad al-Malik su iniziativa diretta delle massime istituzioni della monarchia del Golfo, ossia Mohammed bin Zayed, principe ereditario di Abu Dhabi, e suo fratello Tahnoun bin Zayed, consigliere del governo emiratino per la sicurezza nazionale. In cambio della sua accettazione del ruolo di “talpa”, all’imprenditore sarebbe stato finora accordato dalle autorità del Paese arabo un compenso pari a "oltre diecimila dollari al mese”.

Rashid al-Malik ha subito affidato al suo avvocato, Bill Coffield, il compito di replicare alle rivelazioni pubblicate di recente da The Intercept. Il legale dell’uomo d’affari ha così negato con forza la tesi secondo cui il suo assistito sarebbe una spia al soldo dei servizi segreti degli Emirati, deputata a trasmettere ad Abu Dhabi informazioni sulle strategie diplomatiche elaborate dalla Casa Bianca.

Nessun commento invece è stato finora rilasciato sulla vicenda dalle istituzioni di Washington. Né lo staff del presidente Trump, né la Cia, né il dipartimento della Giustizia hanno infatti avvalorato per il momento le ipotesi avanzate da The Intercept riguardo alla presunta attività di spionaggio condotta negli Stati Uniti dal responsabile di HayaH Holdings.

Anche l’ambasciata emiratina negli Usa non ha ancora emesso comunicati ufficiali circa le rivelazioni pubblicate dal sito web d’inchiesta.

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