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"Camminavamo sui corpi, ha urlato Allah Akbar". A Istanbul 39 morti

Molti i morti nell'attacco al club sul Bosforo. A Istanbul il sangue scorre di nuovo

"Camminavamo sui corpi, ha urlato Allah Akbar". A Istanbul 39 morti

Sono testimonianze tremende quelle raccolte dalla stampa turca, che parlano di un'altra notte di sangue, questa volta in un club frequentato dalla ricca borghesia secolare, il Reina di Ortakoy.

Trentanove, secondo l'ultimo bilancio le persone che hanno perso la vita nell'ennesimo attacco a Istanbul, tra le quali ventiquattro stranieri e a cui si devono aggiungere 65 feriti. Numeri che potrebbero crescere, perché alcuni tra quelli che sono rimasti coinvolti nella sparatoria sono ora in condizioni gravi.

"Forse i morti sono più di quanti non si sappiano - dice alla France Press Sefa Boydaş, calciatore professionista del Beylerbeyi di Istanbul, che ieri si trovava al Reina -. Mentre camminavo, la gente calpestava i corpi".

Parole che descrivono la scena di caos scatenatasi quando un uomo è entrato nel club in riva al Bosforo, vicino al Ponte dei martiri, iniziando a scaricare i caricatori di un kalashnikov sulla folla. Secondo diversi testimoni, inoltre, prima di sparare l'attentatore avrebbe urlato "Allah Akbar".

Dura sette minuti il massacro, dall'1.15 all'1.22, poi l'aggressore si dà alla fuga e fa perdere le sue tracce, lasciando un'arma, che sarà poi ritrovata.

Poche le notizie che arrivano al momento da Istanbul, dove già da ieri è stato imposto il silenzio stampa, ormai una consuetudine nel Paese dove i momenti drammatici si susseguono ormai da mesi.

"Siamo consapevoli del fatto che questi attacchi scatenati da diverse organizzazioni terroristiche contro i nostri cittadini non sono indipendenti dai fatti nella nostra regione - ha detto in una nota ufficiale questa mattina il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan -. Siamo determinati a distruggere le minacce alla radice".

Ancora ignoto il gruppo responsabile dell'attacco.

Secondo il governo turco è presto per fare un nome ma i sospetti, per le modalità dell'attacco puntano tutti in direzione del sedicente Stato islamico.

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