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Cia, Trump promuove la Haspel. È polemica: "Torturava i terroristi"

Gina Haspel ha diretto uno dei primi black site aperti dagli Stati Uniti. Media e sinistra la accusano di torture contro i terroristi. Ma non ci sono prove

Cia, Trump promuove la Haspel. È polemica: "Torturava i terroristi"

È una veterana dell'agenzia, già a capo di uno dei centri segreti di detenzione della Cia il nuovo numero due dell'agenzia statunitense. Gina Haspel, 60 anni, ha diretto uno dei primi black site aperti dagli Stati Uniti, un compound in Thailandia dal nome in codice "Cat's Eye", all'interno del quale i sospetti terroristi di al Qaeda Abu Zubaida e Abd al-Rahim al-Nashiri furono sottoposti al waterboarding ed altre pratiche di tortura. E contro Donald Trump fioccano nuove polemiche.

Nel dare l'annuncio della nomina, il direttore della Cia, Mike Pompeo ha descritto la sua futura vice come "una leader riconosciuta, con una capacità fuori del comune di far fare le cose ed ispirare chi le sta attorno". La Haspel ha lavorato come agente sotto copertura per la gran parte della sua carriera e ha svolto un ruolo centrale nella realizzazione del programma, approvato in seguito agli attentati dell'11 settembre, per la carcerazione e gli interrogatori di sospettati di terrorismo. Questo ha scatenato contro di lei numerose accuse. Secondo il Washington Post, era alla guida dello staff di Jose Rodriguez, capo del Centro antiterrorismo, quando questi ordinò la distruzione di centinaia di video girati nel centro di detenzione in Thailandia. Nelle proprie memorie Rodriguez scrisse che fu Haspel a impartire l'ordine della distruzione delle registrazioni nel 2005, in un momento in cui il programma era sempre più oggetto di attenzioni critiche.

Le organizzazioni che si battono per il rispetto dei diritti umani hanno subito colto l'occasione per attaccare Trump. "Siamo naturalmente ancora fortemente contrari alla sua nomina - ha dichiarato Raha Wala di Human Rights First - le sue impronte digitali si trovano ovunque nel programma sulla tortura, per non parlare della distruzione delle prove". In realtà il Dipartimento alla Giustizia ha indagato per anni sui presunti abusi compiuti nel quadro dei programma di interrogatori e la distruzione dei video, ma nessuna accusa è stata mai formalizzata.

La scelta è stata, invece, salutata con favore dai leader repubblicani delle commissioni intelligence della Camera e del Senato.

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