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​Le conversazioni dei jihadisti di Al Nusra: "Il kamikaze va in paradiso"

Quattordici arrestati, tra cui una donna, in tutta Italia. Nelle intercettazioni viene spiegato il giro di soldi dal nostro Paese ai combattenti anti Assad

​Le conversazioni dei jihadisti di Al Nusra: "Il kamikaze va in paradiso"

"Chi si presta a fare il kamikaze deve amare la religione e non avere paura della morte. Egli è una persona diversa dalle altre, ma tutti sanno che andando a morire andrà in Paradiso sulla strada giusta". Così parlava uno degli arrestati legati ad Al Nusra nella maxi operazione anti terrorismo scattata oggi all'alba e che ha portato a 14 ordinanze di custodia cautelare in tutta Italia. Un'operazione che ha toccato diverse regioni italiane (Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Sardegna) e diversi Paesi europei e non, dove i presunti sponsor dei terroristi facevano affari (Svezia, Ungheria e Turchia).

Il metodo usato dai siriani e dai marocchini per spostare il denaro nel mondo e, così, finanziare il terrorismo era quello della cosiddetta hawala, che - ha spiegato il Gip di Brescia, citato dal Corriere - "nell'effettuare, quali 'hawaladar', su disposizione di terzi cittadini prevalentemente siriani prestazioni di servizio di raccolta, custodia e pagamento di denaro contante, compensazione e trasferimento di debiti e crediti nonché di intermediazione nel cambio di valuta italiana e straniera per un corrispettivo compreso tra il 5 all’8 % (gruppo Anwar) o tra il 0,5 ed il 4% (gruppo Bazkka) della singola transazione ".

La donna arrestata

Tra gli arrestati c'è anche una donna, Cristina Agretti, sposata con uno dei presunti fiancheggiatori di Al Nusra, Chdid Subhi. In una conversazione, Abdulmalek Mohamad, indagato a Cagliari, afferma: "Quanto al finanziamento delle milizie combattenti in Siria, proveniente dall’Europa e nello specifico dall’Italia, rivestono un ruolo importante Daadoue Anwar, che non ha mai lavorato nell’immigrazione clandestina e Chdid Subhi, con il quale frequentemente collabora. Conosco personalmente Daadoue Anwar, che è di Idlib; so che ha molti soldi, in passato aveva una ditta edilizia in Sardegna, con la quale si è arricchito, penso facendo tante fatture false".

Ma nel gruppo ci sono anche molte differenze, come emerge da alcune intercettazioni: "Chdid Subhi è tirchio e quindi meno propenso a dare i suoi soldi a qualcuno per combattere, mentre Anwar è più disponibile a finanziare i combattenti contro Assad".

"Centinaia di migliaia di euro in Siria"

Grazie all'hawala, le cellule sarebbero riuscite a portare centinaia di migliaia di euro in Siria per aiutare i combattenti anti Assad. Linchiesta della Digos di Sassari ha fatto emergere come i 4 destinatari dell'ordinanza di custodia - accusati di associazione con finalità di terrorismo, finanziamento del terrorismo e intermediazione finanziaria abusiva - oltre a fare attività di sostegno e proselitismo, anche via internet, della causa jihadista, convogliavano nei territori di guerra somme di denaro con il meccanismo dell'hawala.

Dalle indagini è emerso in particolare come il 46enne siriano Anwar Daadoue, già gravitante a Olbia e poi trasferitosi in Svezia prima di essere arrestato, aveva organizzato "una vera e propria rete divenuta un punto di riferimento per i siriani, in particolare per quelli residenti in Sardegna, che volessero trasferire denaro da e per il Paese dorigine, impiantando uffici in tutta Europa, oltre che in Siria e in Turchia".

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