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Quando Israele violò i cieli iraniani. "Preparavano un raid sul nucleare"

In un'inchiesta del Wall Street Journal il deterioramento dei rapporti con Washington, fino a quel "dry run" per testare un possibile attacco

Piazza Naqsh-e Jahan a Isfahan, patrimonio mondiale dell'Unesco
Piazza Naqsh-e Jahan a Isfahan, patrimonio mondiale dell'Unesco

Fu la grande preoccupazione degli israeliani per il programma nucleare a spingere Tel Aviv a violare lo spazio aereo iraniano, in un sorvolo che avvenne nel 2012 e di cui scrive oggi il Wall Street Journal, in un articolo che tratta più ampiamente della "sfiducia" tra la Casa Bianca e il governo israeliano.

Secondo gli americani fu un "dry run", per utilizzare la terminologia militare, un volo di prova, in cui gli israeliani saggiarono il terreno in vista di quello che, secondo il quotidiano, era un piano ben più ambizioso. Rapporti dell'intelligence e fonti governative alla mano, il Wsj scrive che quello sconfinamento sarebbe stato un test per un possibile attacco contro gli impianti nucleari iraniani, da sempre un cruccio per il premier Benjamin Netanyahu.

Secondo l'inchiesta all'inizio della presidenza Obama, nel 2009, la collaborazione a livello di servizi tra i due Paesi era notevole, ma nel giro di un anno le cose cambiarono, mentre Israele sembrava convincersi della necessità di un intervento contro l'Iran.

A dicembre 2011, poi, a Washington inizarono a pensare alla possibilità di aprire un canale segreto con Teheran, che il Mossad non ci mise molto a scoprire.

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