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Dacca, il sopravvissuto: "A noi islamici davano cibo e acqua, gli altri venivano trucidati"

Il racconto choc del sopravvissuto alla strage di Dacca: "Ho sentito urla e pianti". Lui ce l'ha fatta solo perché è musulmano

Dacca, il sopravvissuto: "A noi islamici davano cibo e acqua, gli altri venivano trucidati"

L'orrore delle lunghe ore in mano ai terroristi sanguinari autori della strage nel ristorante a Dacca. Un sopravvissuto racconta la notte di terrore, "la più lunga" della sua vita, tanto da aver vomitato più volte udendo le urla di chi veniva trucidato.

"Mi hanno chiesto se ero musulmano". Lui ha risposto che sì, era musulmano. Allora i jihadisti lo hanno rassicurato che non avrebbero fatto del male o ucciso nessun musulmano. Uccidevano tutti gli altri. "Ho pregato tutto il tempo Allah, tenendo la testa giù - racconta - più volte ho vomitato". I terroristi lo avevano fatto seder insieme ad alcuni colleghi, tutti dipendenti dell'Holey Artesan Bakery. "Ci avevano detto di stare a capo chino - continua il testimone - io l'ho alzata solo un volta e ho visto un cadavere insanguinato a terra".

Le autopsie delle vittime di Dacca devono ancora essere completate, ma il ministro dell'Interno bengalese, Asaduzzaman Khan, ha detto che è probabile che la gran parte delle vittime sia stata trucidata nei primi dieci minuti dell'ordalia. "Penso che tutto sia accaduto poco dopo la loro irruzione", conferma l'uomo che non ha voluto rivelare la sua identità. "Ho sentito urla e pianti e spari nei minuti iniziali. Poi c'è stata una lunga pausa".

Intorno a mezzanotte sono partiti altri colpi d'arma da fuoco, poi di nuovo il silenzio. "Non c'era elettricità, ma potevo veder alcuni clienti bengalesi seduti come noi a un altro tavolo - racconta ancora - erano tutti in silenzio. A tarda notte, ci hanno chiesto se stavamo digiunando per il ramadan. Gli abbiamo detto di 'sì' e ci hanno portato del cibo perché potessimo mangiare prima dell'alba - ammette - sono riuscito a inghiottire solo qualche boccone e ho bevuto acqua". "Portavano armi e machete tutto il tempo, camminavano da una stanza all'altra senza fermarsi.

Quando hanno capito che era imminente il blitz nel locale, sono venuti un'ultima volta per dirci di non infangare il nome dell'islam, essere buoni musulmani e tenere alto l'onore conclude - poi hanno lasciato la stanza e abbiamo sentito una scarica di spari".

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