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Dan Peterson: "Trump? È come i Chicago Cubs"

Dan Peterson: "Trump? È come i Chicago Cubs"

Lo scorso 3 novembre un urlo collettivo di gioia squarcia la notte di Chicago: i Chicago Cubs, la squadra di baseball della metropoli dell’Illinois, hanno battuto i Cleveland Indians 4 a 3 e si sono aggiudicati le World Series, lo scudetto del baseball americano. Una vittoria storica inaspettata, da ribaltamento del tavolo, tipo quella di Donald Trump alle presidenziali.

“Beh il pronostico non era favorevole, entrambi dovevano scalare due montagne. Hanno stravinto entrambi, nessuno avrebbe potuto immaginarlo. Mi ricorda molto la vittoria da scudetto sotto canestro della mia Virtus Bologna nel 1976 contro il Varese appena diventato campione d’Europa”.

A parlare è Dan Peterson, l’americano d’Italia, l’uomo che ha portato da noi la tradizione del basket NBA come coach e come cronista televisivo. Una voce e un accento inconfondibili, classe 1936, in Italia dal 1973, ma sempre con quel suo sentirsi a stelle e strisce.

Coach, cosa dice di questo trionfo di Trump il marziano?

“Stamattina mia moglie Laura mi ha fatto in complimenti per il mio pronostico sulle elezioni”.

Cosa aveva previsto?

“Che avrebbe vinto Hillary Clinton! I pronostici sono sempre pericolosi! E ho una serie in proposito tutta a mio sfavore”.

Come sono cambiati gli Stati Uniti?

“Sono stato a giugno sia in Illinois dove sono nato che in North Carolina dove vive mia figlia. È un Paese molto polarizzato diviso… quando ci vivevo non era così”.

In che senso, coach?

“Un presidente non si sarebbe sognato di ringraziare le donne, gli anziani, i veterani, gli ispanici, i neri e così via. Avrebbe ringraziato gli americani e basta. Una nazione, un popolo”.

In Italia alcuni dicono: gli americani buzzurri e senza cervello hanno votato per un miliardario cafone e incompetente. È così?

“Quasi 60 milioni di cittadini USA hanno votato Trump. Tutti buzzurri? È una demonizzazione! È evidente che Trump è stato votato da molte categorie. È andato dagli afroamericani e ha detto loro che non avevano nulla da perdere a votare per lui, così ha fatto con gli ispanici. E molti lo hanno votato. All’americana…”

Cioè come “all’americana”?

“Silent majority stand up. Una maggioranza silenziosa che non si è dichiarata per Trump ma lo ha poi votato”.

Che presidente sarà Trump?

“Lui è un manager, ha grande esperienza di trattative. Dovrà unire il Paese, mi ha colpito il suo discorso dopo la vittoria, quando ha parlato di nuove infrastrutture per dare lavoro alla gente”.

Una specie di New Deal alla Roosvelt?

“Prima del New Deal c’era stata la Grande Depressione. Ora c’è la possibilità di importanti cambiamenti. Trump deve dimostrare di saper governare il Paese”.

Insomma, per lei Trump è “numero uno”?

“Così ha detto la maggioranza. Come dite in Italia, caro Donald hai voluto la bicicletta? Ora pedala!”

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