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Epidemia di Ebola, l'Oms dichiara l'emergenza internazionale

L'Organizzazione mondiale della sanità chiede una risposta internazionale e ribadisce: "La malattia si può fermare"

Manifesti sui muri di un posto di blocco in Liberia invitano a cautelarsi contro l'ebola
Manifesti sui muri di un posto di blocco in Liberia invitano a cautelarsi contro l'ebola

"L'epidemia di Ebola in Africa Occidentale costituisce un evento straordinario, e un rischio di salute pubblica per gli altri Stati". Per questo l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha deciso di questa mattina di dichiarare l'emergenza internazionale, ritenendo necessaria una risposta coordinata.

La definizione tecnica di "emergenza di salute pubblica di livello internazionale" è già stata usata in passato per indicare l'influenza suina (H1N1) e di recente per la polio. Implica una serie di obblighi per i Paesi in cui il contagio è presente, compresi esami ai punti d'uscita (porti, aeroporti, valichi di frontiera) per tutti coloro che presentano sintomi associabili all'Ebola.

Per evitare la trasmissione è anche importante che chi si occupa di funerali e sepolture sia "ben addestrato", per evitare la trasmissione del virus.

L'Oms ha ribadito la serietà dell'epidemia in atto, "la più grave da 40 anni", spiegando che questo dipende anche dal fatto che i Paesi dove si è diffusa (Liberia, Guinea, Sierra Leone) non hanno sistemi sanitari adeguati per affrontare un'emergenza del genere. Sono oltre mille le vittime negli Stati dell'Africa occidentale.

Al momento non esistono cure per l'Ebola, se non trattamenti sperimentali, che secondo la Cnn sarebbero stati utilizzati per curare il medico statunitense Kent Brantly. L'Oms ha spiegato  che non solo "sono disponibili in quantità estremamente limitata", ma che "ci sono diverse questioni etiche e mediche da risolvere". Non siamo però di fronte all'ignoto, perché l'Ebola "non è una malattia misteriosa, si può fermare".

L'Italia - secondo quanto detto alcuni giorni fa dal ministero - non correrebbe rischi rilevanti. I contatti con i Paesi africani colpiti sono limitati e difficilmente la malattia, che ha tempi d'incubazione di al massimo 21 giorni, potrebbe arrivare con i migranti.

L'Associazione italiana microbiologi clinici (Amcli) ha aggiunto che il Paese è "in grado di fronteggiare sia sul piano diagnostico che assistenziale l’eventuale importazione dell’infezione" e "ha una rete di monitoraggio di assoluta qualità". 

538em;">La Polizia postale è riuscita nel frattempo a risalire a un torinese che aveva lanciato su social network un falso allarme per tre casi di Ebola a Lampedusa, condiviso oltre 27mila volte.

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