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Le famiglie delle vittime dell'Isis portano in causa Twitter

Social accusato di non fare abbastanza contro la minaccia del terrorismo online

Le famiglie delle vittime dell'Isis portano in causa Twitter

È un caso che promette di fare molto dibattere quello che è arrivato in tribunale a New York, dove le famiglie di due vittime del sedicente Stato islamico (Isis) stanno portando in causa Twitter, accusato di "avere consapevolmente fornito supporto materiale e risorse" ai jihadisti.

Al centro della causa ci sono due giovani vittime del terrorismo, il 29enne Alexander Pinczowski, rimasto ucciso a Bruxelles, dove si trovava per un viaggio di lavoro, e la 26enne Nohemi Gonzalez, morta nell'attacco al café La Belle Equipe a Parigi.

Le famiglie delle vittime hanno aperto il contenzioso convinte che "tra le piattaforme di social media, Twitter ha rifiutato nel modo più sfacciato di tagliare i propri servizi ai terroristi, sostenendo - dice l'avvocato che sta seguendo la causa - che 'i tweet devono continuare a scorrere', anche se aiutano omicidi di massa".

Twitter non ha al momento commentato la vicenda. In un post pubblicato a febbraio dello scorso anno sul proprio blog, la piattaforma spiegava tuttavia che "dalla metà del 2015 sono stati sospesi 125mila account per avere minacciato o sostenuto atti di terrorismo, principalmente collegati all'Isis".

A favore dell'impegno di twitter si era espresso nel luglio 2015 anche James Comey, direttore del Fbi.

Lo stesso social aveva tuttavia parlato del tentativo di "trovare un equilibrio tra l'applicazione delle regole sui comportamenti non consentiti, i legittimi bisogni dell'applicazione della legge e la possibilità per gli utenti di condividere liberamente il loro punto di vista".

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