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Germania, un rapporto denuncia l'aumento delle disuguaglianze

Alla base delle sperequazioni maturate in Germania vi sarebbero soprattutto le politiche fiscali varate dai governi federali negli ultimi anni

Germania, un rapporto denuncia l'aumento delle disuguaglianze

In Germania è stato appena pubblicato un rapporto che denuncia un significativo aumento delle disuguaglianze sociali nel Paese.

Il documento in questione, curato dal centro-studi indipendente The Institute of Economic and Social Research (Wsi), mette in crisi, afferma l’emittente locale Deutsche Welle, l’immagine di benessere propagandata nel mondo dai governi federali negli ultimi dieci anni. La rilevazione è stata effettuata analizzando la condizione patrimoniale posseduta dai tedeschi nel periodo 2005-2016, ma, a detta degli esperti, il contesto sociale che si presenta nella Germania di oggi non sarebbe variato molto rispetto a quello dei nove anni considerati.

Nell’arco di tempo oggetto della ricerca, in cui hanno iniziato a dispiegare i propri effetti le riforme strutturali del mercato del lavoro e dell’economia nazionali messe a punto dai governo Cdu-Spd, la ricchezza si sarebbe sempre più concentrata nelle mani di pochi individui benestanti, mentre una percentuale crescente di soggetti appartenenti ai ceti medio-bassi avrebbe visto peggiorare la rispettiva condizione reddituale.

Dalla rilevazione emerge che, dietro la facciata di Paese prospero e felice, la Germania del cancellierato Merkel celerebbe un aumento di circa il 30% del numero di cittadini sotto la soglia di povertà. Mentre la leader tedesca esibiva negli ultimi anni al mondo interno il benessere sociale da lei promosso nella nazione Ue, sempre più suoi compatrioti appunto si ritrovavano con stipendi pari o inferiori a 1000 euro mensili.

Le disparità esasperatesi nell’arco temporale 2005-2016, e persistenti ancora oggi, sarebbero state favorite, spiega Dorothee Spannagel, ricercatrice del Wsi, soprattutto dalle "politiche fiscali" sviluppate finora dagli esecutivi federali. Le decisioni politiche in questione sarebbero appunto consistite in sgravi tributari concessi ai ceti ad alto reddito, ossia in tagli alle aliquote dell’imposta sui guadagni delle società e in riduzioni dell’imposta sulle successioni.

Un aggravio fiscale sarebbe stato al contrario scagliato ultimamente dalle stesse autorità contro i cittadini meno agiati, che avrebbero visto crescere senza sosta la tassazione indiretta e, di conseguenza, divenire via via più cari i beni di largo consumo.

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