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I petrodollari sauditi "comprano" una cattedra all'università di Yale

Finanziamenti per un centro studi sulla sharia. Nulla di illecito, ma l'islam radicale del regno elargisce milioni agli atenei americani

I petrodollari sauditi "comprano" una cattedra all'università di Yale

Se si dovessero considerare i fondi investiti dall'Arabia Saudita negli atenei americani, la cifra si avvicinerebbe senza problemi ai cento miliardi di dollari. Lo scrive il Foglio, che riporta dati che derivano da un'inchiesta curata dal Middle East Forum, secondo cui a tanto ammontano i finanziamenti arrivati dal Golfo per cattedre in islamistica in una pletora di istituzioni, da Harward a Georgetown, da Berkeley alla Columbia.

L'ultima arrivata tra le università che hanno ricevuto ingenti finanziamenti dal regno è l'università di Yale, tra le più importanti negli Stati Uniti. Dieci milioni sono arrivati all'ateneo per finanziare un Centro per gli studi sulla sharia. Un finanziamento lecito, che però ha sollevato più di una domanda sulla stampa statunitense.

Prima di tutto perché i soldi arrivano tramite il Dallah al Baraka Group, che è in passato era finito sotto osservazione negli Stati Uniti per presunti finaziamenti ai jihadisti di al-Qaida. Poi perché l'islam dei sauditi, wahabita, è di matrice radicale e per certi versi di poco si discosta dalla visione del mondo che hanno molti tra i gruppi islamisti più temuti.

Il dubbio non è dunque tanto sulla liceità dei finanziamenti, ma piuttosto su quali saranno gli insegnamenti impartiti dal Centro sulla sharia di Yale, considerato da dove arrivano i soldi. Timori che devono tenere conto anche delle notizie degli ultimi giorni.

Se già i sauditi sono costantemente sotto accusa per il numero di pene capitali ordinate nel regno, a destare lo sdegno dell'opinione pubblica è ora la condanna di Ali al-Nimr, 17enne: sarà decapitato, il suo corpo esposto in croce.

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