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India, diciottenne stuprata e uccisa dallo spasimante. Aveva rifiutato le nozze combinate

L’omicidio della diciottenne indiana, che aveva rifiutato le nozze forzate e il cambio di credo religioso, sarebbe un caso di “love jihad”

India, diciottenne stuprata e uccisa dallo spasimante. Aveva rifiutato le nozze combinate

In India, a metà di questa settimana, è avvenuto lo stupro e l’assassinio di una ragazza diciottenne ad opera del suo promesso sposo. Alla base della terribile fine riservata alla giovane vi sarebbe stato il suo rifiuto di un matrimonio forzato con quell’individuo, che avrebbe implicato per lei sia la rinuncia agli studi sia un cambio di religione. È stato lo spasimante in persona a confessare agli agenti il proprio crimine. I fatti si sono consumati nel distretto di Lakhimpur Kheri, nello Stato dell’Uttar Pradesh, nel nord del Paese.

La diciottenne, ancora coperta da anonimato, aveva conosciuto in precedenza il suo spasimante-carnefice, di nome Mohd Dilshad, all’interno di una sartoria. L’uomo lavorava appunto nell’esercizio commerciale in cui lei, appartenente alla casta indù dei paria, andava abitualmente a farsi ricamare i vestiti e i due avrebbero progressivamente stretto amicizia.

L’affetto tra l’uomo e la diciottenne si sarebbe tradotto quindi in vero e proprio amore, con il primo che però cominciava a rivolgere richieste e attenzioni sempre più ossessive verso la ragazza di umili origini. In particolare, Dilshad stava esercitando ultimamente sulla fidanzata sempre più pressioni affinché questa smettesse di frequentare un altro ragazzo, aderisse all’islam e convolasse a nozze con lui.

Sarebbe stata proprio l’opposizione della diciottenne a quella prospettiva di piegarsi a un matrimonio combinato e di cambiare credo a fare scattare nell’uomo il raptus omicida.

Gli ultimi istanti di vita di lei sarebbero stati quindi caratterizzati dai seguenti spostamenti, ricostruiti dalle autorità indiane con l’aiuto dei familiari della vittima. Quest’ultima, amante degli studi, era andata in una cittadina vicina al proprio villaggio per compilare un modulo per la richiesta di una borsa di studio. Durante tale tragitto, però, la ragazza sarebbe stata sorpresa e aggredita da Dilshad. Egli avrebbe appunto assalito la diciottenne in piena campagna, stuprandola e accoltellandola.

A lanciare l’allarme circa la sparizione della giovane sono stati i genitori della stessa, preoccupati per il mancato rientro a casa della figlia. Le ricerche della polizia indiana hanno così portato gli inquirenti nei pressi di uno stagno prosciugato, non molto lontano dal villaggio della ragazza. Lì, la polizia ha trovato il cadavere della ragazza, che, oltre ai segni della violenza sessuale e delle coltellate, presentava anche tracce dell’attacco di qualche animale randagio, che ha fatto scempio del corpo.

Dopo la macabra scoperta, gli investigatori si sono messi subito sulle tracce del probabile assassino, fino a risalire a Dilshad, che alla fine è crollato ammettendo le proprie responsabilità.

Un portavoce della polizia locale ha poi fornito maggiori dettagli sulle prove a carico dell’ex spasimante della vittima: “A parte la dichiarazione dell'imputato, l’arresto si basa anche su prove scientifiche come impronte digitali, vestiti macchiati di sangue e un filmato a circuito chiuso che confermano l’identità dell’assassino. Il coltello con cui è stata uccisa la ragazza è stato trovato su indicazione di Dilshad”.

L’episodio di cronaca è stato subito bollato dalle istituzioni governative dell’Uttar Pradesh come un caso di “love jihad“, in cui solitamente individui musulmani cercano di avvicinare ragazze indù e cristiane e di intrattenere relazioni amorose con le stesse, per poi costringerle al matrimonio e alla conversione all’islam.

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