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Iraq, Libia, Afghanistan: le guerre fantasma di Renzi

L'annuncio del premier: "Se l’impegno americano in Afghanistan prosegue penso sia giusto anche da parte nostra ci sia un impegno"

Iraq, Libia, Afghanistan: le guerre fantasma di Renzi

"Pace non trovo e non ho da far guerra". Potrebbe essere questo il motto, di sapore petrarchesco, del nostro premier Matteo Renzi. Una legislatura passata a rincorrere gli alleati tra missioni in Iraq, Libia e Afghanistan e collezionando un due di picche dietro l'altro.

Prima è stata la volta del ministro della Difesa Roberta Pinotti, che ha annunciato la disponibilità dell'Italia a guidare una coalizione anti-Isis in Libia. Il tutto, ovviamente, si è concluso con un nulla di fatto (almeno per ora). Tanti i fattori in gioco: primo tra tutti quello di rimediare ai danni della guerra contro Gheddafi del 2011.

Dieci giorni, invece, fa il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, commentando la possibilità di compiere raid contro lo Stato islamico in Iraq, parlava di una "situazione aperta", sottolineando che "c'era una discussione tra gli alleati sul modo migliore per partecipare all’operazione" e assicurando che "l’Italia non ha preso nuove decisioni sull’utilizzo dei nostri aerei e se dovesse prenderle il governo non lo farebbe di nascosto ma coinvolgerebbe come è ovvio e doveroso il parlamento". Anche in questo caso, l'Italia si apprestava ad andare alla guerra contro l'Isis. Poi più nulla.

Infine, oggi è intervenuto il premier in persona, che - seguendo la scia di Obama - ha detto: "Stiamo valutando in queste ore se prolungare di un altro anno la nostra presenza in Afghanistan, come ci è stato chiesto dall'amministrazione americana. Avete sentito tutti cosa ha detto il presidente Obama".

Insomma, per riprendere i versi petrarcheschi, il nostro premier proprio non riesce a trovare pace e neppure a far guerra.

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