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L'ennesima balla catastrofista: "Le risorse della Terra sono finite"

Gli esperti mettono in discussione il concetto di impronta ecologica che è alla base dell'Earth Overshoot Day, Giorno del Sovrasfruttamento della Terra celebrato lo scorso 22 agosto

L'ennesima balla catastrofista: "Le risorse della Terra sono finite"

Pensavate che con la pandemia i catastrofisti del clima fossero scomparsi? Vi sbagliavate di grosso. Lo scorso 22 agosto si è celebrato l'Earth Overshoot Day, Il Giorno del Sovrasfruttamento della Terra, oltre tre settimane dopo rispetto al 2019. La data, sottolinea in un comunicato la ong Global Footprint Network, promotrice dell'iniziative, riflette una riduzione del 9,3% dell’Impronta Ecologica dell’umanità tra il 1° gennaio e l’Earth Overshoot Day rispetto all’anno precedente. Questo è - dicono - il risultato diretto delle misure di contenimento messe in atto in tutto il mondo in risposta alla pandemia. La riduzione della raccolta di legname e delle emissioni di Co2 da combustibili fossili sono i due principali fattori alla base dell’inversione storica del trend di lungo periodo dell’Impronta Ecologica globale.

"Utilizziamo risorse per 1,6 pianeti Terra"

Come spiega Global Footprint Network, ong con sede in California e fondata dall'ambientalista svizzero Mathis Wackernagel, ogni anno l’Earth Overshoot Day segna il giorno in cui l’umanità ha consumato tutte le risorse biologiche che gli ecosistemi naturali possono rinnovare nel corso dell’intero anno. Secondo l'Ong, infatti, l’umanità utilizza attualmente il 60% in più di quanto si possa rinnovare: è come se utilizzassimo le risorse di 1,6 pianeti Terra. Dal Giorno del Sovrasfruttamento della Terra fino alla fine dell’anno, l’umanità andrà ad accrescere il proprio deficit ecologico con la Terra; tale deficit è aumentato costantemente da quando il Sovrasfruttamento ecologico è iniziato a partire dai primi anni ’70, secondo i National Footprint & Biocapacity Accounts (Nfa) basati sulla banca dati delle Nazioni Unite (con 15.000 dati per paese all’anno). "L’umanità si è trovata unita dalla comune esperienza della pandemia, realizzando quanto le nostre vite siano interconnesse. Tuttavia, non possiamo ignorare la profonda disuguaglianza delle nostre società né le tensioni sociali, economiche e politiche che sono state esacerbate da questo disastro globale", afferma Laurel Hanscom, Ceo a Global Footprint Network.

Il tutto si basa sul concetto di impronta ecologica, che come spiega la Ong, è l’indicatore più completo disponibile per la contabilità delle risorse biologiche. Somma tutte le richieste concorrenti delle persone per le aree biologicamente produttive: cibo, legname, fibre, sequestro del carbonio e superfici per le infrastrutture. Se volete sentirvi in colpa nei confronti del pianeta Terra potete collegarvi direttamente al sito collegato alla Ong, https://www.footprintcalculator.org/: aprendolo sarete investiti da serie di domande sulla vostra vita personale e sulle vostre abitudini. Quante volte mangiate carne a settimana? Abitate in in una casa a basso consumo energetico? Vi spostate spesso in automobile? Quanto consuma la vostra auto? E via discorrendo. Se usate spesso l'automobile e non siete vegani state tranquilli che il vostro Earth Overshoot Day cadrà nei primi mesi dell'anno.

Cosa non funziona nel calcolo della Ong

Come riporta La Verità, tuttavia, c'è chi contesta la metodologia applicata dalla Ong, improntata sul sensazionalismo. Nei giorni scorsi, per esempio, il filosofo ed ex ministro francese, Luc Ferry, scriveva su Le Figaro un articolo nel quale svelava il bluff, spiegando che il concetto di Giorno del Sovrasfruttamento della Terra "ha poco senso" per un motivo ben preciso: "Trattandosi della capacità della superficie terrestre o marittima di produrre le risorse che noi consumiamo ogni anno, tutto dipende ovviamente dallo stato delle scienze e delle tecniche utilizzate. Un ettaro di terra non produce la stessa quantità di beni se lo si coltiva con gli strumenti agricoli del Medio Evo o con le biotecnologie moderne". Secondo Ferry, infatti, dietro al concetto di "debito ecologico" si cela un "odio patologico e irrazionale per il progresso e il mondo moderno".

ylvie Brunel, docente alla Sorbona, ha messo in discussione il concetto di impronta ecologica nel suo Développement durable. Il calcolo che ne è alla base, scrive, "misconosce tutte le acquisizioni del progresso tecnico, riposa su delle basi altamente discutibili, la cui caratteristica è di penalizzare sistematicamente tutte le attività legate alla modernità". Inoltre, "quando un dato non entra nel suo sistema di calcolo, l'impronta ecologica non ne tiene conto, molto semplicemente. Pensiamo all'energia nucleare: impossibile calcolare il numero di ettari bioriproduttivi necessari per compensare l'energia nucleare. Dunque non se ne tiene conto!".

Nel catastrofismo climatico la discussione scientifica si trasforma così in una sorta di convenzione ideologica, dove convinzioni e interessi specifici la fanno da padrone.

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