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L'Iran risponde al Congresso Usa:"Costruiremo propulsori nucleari"

Il disegno di legge del Congresso estenderebbe di altri dieci anni le attuali sanzioni contro l’Iran. Nessun riferimento ai sottomarini: la strategia di negazione concentrica.

Il presidente iraniano Rouhani in visita a uno degli impianti nucleari
Il presidente iraniano Rouhani in visita a uno degli impianti nucleari

L'Iran ha ordinato ai suoi scienziati di avviare la ricerca per la propulsione nucleare nel trasporto marino, in risposta alla decisione del Congresso di estendere le sanzioni contro la Repubblica Islamica. Introdotte nel 1996 per ostacolare lo sviluppo delle armi nucleari, le sanzioni sono rivolte specificatamente all'industria energetica iraniana. Il disegno di legge, approvato all’unanimità da entrambe le camere del Congresso Usa (Senato 99/0, Camera 410/1), estenderebbe di altri dieci anni le attuali sanzioni contro l’Iran che scadranno il prossimo 31 dicembre.

“Il presidente Hassan Rouhani in risposta ai ritardi, alla negligenza ed alla violazione degli accordi sul nucleare da parte degli Stati Uniti, ordina all’Organizzazione dell’energia atomica iraniana di sviluppare e realizzare la propulsione nucleare per le navi in collaborazione con i centri scientifici e di ricerca”.

Rohani ha ordinato anche la “produzione di combustibile per la propulsione nucleare con ragguagli sui requisiti tecnici entro tre mesi”.

Il Congresso ed il presidente Obama potrebbero lasciare in vigore le sanzioni, qualora ritenessero violati gli accordi sul nucleare siglato con le potenze mondiali.

La propulsione nucleare

Tecnicamente, la richiesta del Presidente Hassan Rouhani, comporterebbe l’arricchimento dell’uranio ad una purezza fissile ben al di sopra il livello massimo previsto negli accordi sul nucleare. In base alle disposizioni siglate con Stati Uniti, Francia, Germania, Gran Bretagna, Russia e Cina, l’Iran non può arricchire l'uranio al di sopra di una purezza del 3.67 per cento per 15 anni. La propulsione, invece, richiederebbe una purezza del 20%. Diverso il discorso per l’alimentazione elettrica per le navi a propulsione nucleare che, in teoria, non violerebbe gli accordi ma richiederebbe comunque una purezza maggiore rispetto ai limiti consentiti.

Da rilevare due punti essenziali.

Il primo è che la ricerca, lo sviluppo e l’ottimizzazione della propulsione nucleare richiede decenni. Il secondo è che Rouhani ha parlato di “propulsione nucleare per le navi”. Non è stata in alcun modo menzionata la possibilità di implementare (ma ciò non lo esclude) la tecnologia sui sottomarini. La possibilità che l’Iran stia realizzando un reattore nucleare per l’implementazione sui sottomarini, così come annunciato nel giugno del 2012, è attualmente ritenuta ben oltre le capacità attuali dell’industria del paese. L’annuncio di Rouhani potrebbe acuire i rapporti con Washington e con il Presidente eletto Donald Trump che ha sempre definito un “disastro” l’accordo entrato in vigore lo scorso gennaio. Quasi un anno fa, l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica riteneva rispettati da Teheran tutti gli impegni assunti il 14 luglio del 2015.

La strategia di negazione concentrica dell’Iran

La forza sottomarina è parte integrante della strategia di difesa a più livelli dell’Iran basata sulla capacità di collocare mine EM-52 ed asset UWIED, Underwater Improvised Explosive Devices in un contesto A2/AD. In uno ipotetico conflitto, i sottomarini iraniani opererebbero come moltiplicatori di forze in anelli concentrici tra l’Oceano Indiano, il Mar Rosso e lo Stretto di Hormuz. Attualmente, l’Iran sta testando il suo primo sottomarino di medie dimensioni classe Fateh, interamente costruito in patria e, potenzialmente, equipaggiato con i siluri a super-cavitazione Hoot. Soltanto le tre unità della classe Kilo di fabbricazione sovietica, commissionate dal 1992 al 1996, possiedono dimensioni maggiori. La ridondanza iraniana di proiezione si basa su due sottomarini Kilo sempre in navigazione. Tuttavia, a causa della minima profondità operativa richiesta, almeno 164 piedi, possono accedere solo ad un terzo del Golfo Persico. Nessun sottomarino attualmente in servizio con l’Iran è in grado di lanciare missili balistici o da crociera, mentre Mosca ha acquisito tale capacità soltanto un anno fa con il Rostov-on-don della classe Varshavyanka. Il Fateh è il terzo programma indigeno del paese che riguarda la realizzazione dei sottomarini. Il programma Ghadir si basa sui progetti delle piattaforme classe Yono della Corea del Nord con un dislocamento di 123 tonnellate ed equipaggiati con due tubi da 533 millimetri. Dal 2005, l’Iran ha in linea di produzione indigena due siluri da 533mm e 324mm. In inventario anche migliaia di mine. Ad oggi il livello di coinvolgimento della Corea del Nord è sconosciuto. I sottomarini classe Ghadir sono progettati per operare in acque poco profonde, principalmente nel Golfo Persico e nello Stretto di Hormuz. La classe Fateh, grazie alle sue dimensioni, potrebbe spingersi fino all’Oceano indiano settentrionale, lasciando il pattugliamento del Mar Rosso ai classe Kilo. Il sottomarino Fateh potrebbe essere la prima unità iraniana ad essere equipaggiata come dotazione standard con i siluri a super-cavitazione Hoot, testati per la prima volta dieci anni fa. Sebbene molto pubblicizzati, il loro impiego non è mai stato confermato. L’idea si basa sul vecchio concetto sovietico della super-cavitazione che prevede la creazione di una bolla di gas all’interno di un liquido. In questo modo si evita l’attrito con il fluido permettendo all’oggetto dentro la bolla di viaggiare ad altissima velocità. L’Iran starebbe sviluppando anche dei sottomarini diesel-elettrici destinati a colmare il divario tra la classe pesante Kilo da quattromila tonnellate e quella leggera Ghadir. La classe Qaa’em, unità da mille tonnellate presentata nel settembre del 2008, rimane un mistero. Probabilmente, il progetto è stato inglobato nella classe Besat da 1200 tonnellate.

I sottomarini tascabili (basati su tre classi) infine, rientrano nella strategia asimmetrica dell’Iran contro le unità di assalto anfibio costrette ad attraversare le acque poco profonde dello Stretto di Hormuz.

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