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L'Isis avanza in Libia e minaccia i terminal petroliferi

In Libia i terroristi stanno trasportando armi pesanti e veicoli blindati verso est: è partita la missione militare per piantare le bandiere nere nell'area di Ajdabiya. Per l'Isis il controllo delle risorse energetiche del Paese è strategico

L'Isis avanza in Libia e minaccia i terminal petroliferi

Dopo aver preso Sirte, i tagliagole dello Stato islamico puntano ai terminal petroliferi. Gli uomini del Califfato stanno infatti avanzando verso l’est della Libia e minacciano Harawa, Nufaliya e Bin Jawad. Il loro obiettivo è piantare le bandiere nere nell'area di Ajdabiya, la porta verso i campi della mezzaluna petrolifera, a metà strada tra Bengasi e Sirte.

"I terroristi stanno trasportando armi pesanti e veicoli blindati verso est - riferiscono numerose fonti locali citate dal sito di informazione Alwasat - elementi della formazione pattugliano armati le strade principali, accompagnati dalla polizia islamica". Il controllo delle risorse energetiche del Paese è strategico per i tagliagole di Abu Bakr al Baghdadi, proprio come nel nord dell’Iraq, dove i terroristi ne utilizzano i proventi vendendoli al mercato nero per autofinanziarsi. La conquista di queste aree farebbe compiere agli uomini dello Stato islamico un salto di qualità, anche in considerazione dell'allarme lanciato da fonti dell'intelligence americana secondo cui Sirte potrebbe diventare la nuova base del gruppo dirigente dello Stato islamico per sfuggire ai bombardamenti della coalizione internazionale in Medio Oriente.

"Per fermare l'avanzata dei jihadisti siamo già pronti a un'azione militare in collaborazione con l’esercito libico", dicono gli abitanti di Ajdabiya. Un gruppo chiamato i "giovani di Al wefaq al Gharbi" ha reso noto che "dispone di armi e munizioni per combattere le formazioni terroriste". Ma la situazione resta incandescente anche a Bengasi dove le forze armate sono riuscite ad assaltare "uno dei centri direzionali in mano all’Isis", con un bilancio di "decine di vittime ed arresti".

Intanto, mentre la diplomazia araba tenta di raggiungere un nuovo compromesso alla vigilia della riunione dei Paesi africani confinanti con la Libia, l’inviato speciale dell’Onu, Martin Kobler, assicura che entro fine dicembre si arriverà ad un accordo fra le parti: "Credo che con l’inizio del prossimo anno assisteremo alla nascita del governo di intesa nazionale libico sulla base delle discussioni".

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