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Malala e Satyarthi ricevono il Nobel. "Premio ai bimbi che vogliono pace"

Oggi la consegna dell'onorificenza ai due attivisti per l'infanzia. L'indiano: "Le catene della schiavitù non possono fermare la libertà"

Malala e Satyarthi ricevono il Nobel. "Premio ai bimbi che vogliono pace"

Sono stati consegnati oggi i due premi Nobel per la pace, assegnati all'attivista Malala Yousafzai e all'indiano Kailash Satyarthi. La cerimonia si è tenuta oggi a Oslo e ha fatto della giovane pakistana, colpita alla testa dai talebani nel 2012, la più giovane premiata nella storia.

Un onore di cui "sono orgogliosa", così ha detto Malala, ricordando anche di essere la prima donna del suo Paese e la prima di lingua pashtun a ricevere il riconoscimento. "Sono abbastanza sicura di essere la prima a ricevere un premio Nobel mentre continua ancora a litigare con un fratello più piccolo. Vorrei che ci fosse la pace dappertutto, ma io e i miei fratelli stiamo ancora lavorando su questo".

Molte le differenze che separano la giovane da Satyarthi. Pakistana l'una, indiano l'altro. Musulmana l'una, induista l'altro. Due persone che però possono dimostrare che "possono lavorare insieme, raggiungere i loro obiettivi e difendere i diritti dei bambini".

"Se potessi servire il mio Paese nel modo migliore attraverso la politica, diventando primo ministro, allora sceglierei sicuramente di farlo", ha confessato Malala in un'intervista alla Bbc. Il suo premio lo ha dedicato a tutti i bambini a cui non è garantita un'istruzione.

Un piccolo intoppo durante la cerimonia di premiazione, con un uomo che è stato fermato dalla sicurezza mentre, durante un lungo applauso i due premiati, distendeva una bandiera messicana nella sala della premiazione. Un gesto di cui non sono noti i motivi.

Malala ha anche ricordato di non essere unica, ma di essere piuttosto portatrice della "storia di molte bambine". Satyarthi ha pronunciato parole forti in favore dell'infanzia, ricordando che tutte le grandi religioni raccomandano di prendersi cura dei più piccoli.

"Mi rifiuto di accettare - ha aggiunto - che le catene della schiavitù possano essere più forti della ricerca della libertà".

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