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Malta, il premier Joseph Muscat getta la spugna

Travolto dagli ultimi risvolti sul caso dell'uccisione di Dafne Galizia, Joseph Muscat ha annunciato la volontà di dimettersi e lasciare a gennaio la guida del governo di Malta ad un nuovo premier

Malta, il premier Joseph Muscat getta la spugna

Sono ore molto concitate a Malta, paese scosso dalle recenti evoluzioni sul caso di Dafne Galizia, la giornalista uccisa nel 2017 da un’autobomba probabilmente a causa delle inchieste portate avanti grazie alla sua attività.

Un caso quello che ha indignato profondamente la società civile maltese e che ha mostrato come la corruzione sull’isola sia dilagante, arrivando a coinvolgere anche i vertici delle istituzioni statali. Ed in effetti le ultime novità portano dritto a uomini molto vicini al premier Joseph Muscatt.

La prima vera svolta è arrivata circa dieci giorni fa, quando è stato arrestato Yorgen Fenech, uomo d’affari maltese molto legato al governo. È grazie ai suoi stretti rapporti con i politici che di fatto Fenech è diventato padrone di mezza isola, possedendo tra le altre cose anche quote della società Electrogas. A fare il suo nome, in relazione all’omicidio della giornalista maltese, è stato Melvin Theuma: è lui ad aver ammesso di aver fatto da intermediario tra Fenech e tre sicari pagati dallo stesso uomo d’affari complessivamente 150mila Euro per uccidere Dafne Galizia.

Fenech è stato arrestato a bordo del suo yacht, per gli investigatori stava scappando. Il movente dell’omicidio risiederebbe nel fatto che la giornalista uccisa era arrivata a scoprire un losco sistema di "scatole cinesi", orchestrato sia da Fenech che da personalità vicine al governo. Al centro dell’inchiesta giornalistica costata forse la vita a Dafne Galizia, si trovava il fondo 17Back, che ha sede a Dubai e che è in mano a Fenech.

Un quadro che sta avendo gravi ripercussioni politiche. E non solo per i rapporti tra l’uomo d’affari ed il governo. Infatti, nell’ambito delle indagini sono emersi possibili casi di corruzione che riguarderebbero due importanti figure dell’esecutivo di Muscat: si tratta, in particolare, del ministro del turismo Konrad Mizzi e soprattutto del capo di gabinetto del premier, Keith Schembri.

Quest’ultimo, fedelissimo di Muscat dal 2013, è stato arrestato e subito dopo rilasciato. Dimessosi dopo le prime indiscrezioni trapelate su di lui, il suo improvviso rilascio ha indignato i figli della giornalista uccisa nel 2017 ed ha scatenato ulteriori polemiche. Anche perché, durante gli interrogatori, Fenech lo avrebbe indicato addirittura come vero mandante dell’omicidio di Dafne Galizia.

Ieri sera è stato convocato un consiglio dei ministri, in cui all’ordine del giorno c’era la richiesta di indulto per Fenech per indurlo a rivelare quanti più dettagli possibili. Alla fine Muscat ha negato, in accordo con il suo governo, la concessione della grazia. Ma la riunione è stata a tratti drammatica, è terminata alle 6 del mattino e ben 14 ministri su 22 avrebbero chiesto le dimissioni del premier.

Ed è proprio la posizione del capo del governo oggi ad essere sotto torchio. Lui ha dichiarato di voler andare avanti dopo il consiglio dei ministri ma, secondo il The Times Of Malta, già questa mattina Muscat avrebbe incontrato il presidente della Repubblica, George Vella, per paventargli le dimissioni.

La sua posizione viene giudicata oramai indifendibile anche da molti membri del Partito Laburista, la sua formazione politica. Ed infatti questo pomeriggio le previsioni del The Times of Malta si sono rivelate esatte: Muscat ha deciso di gettare la spugna e lasciare la guida del governo. Poche ore prima lo stesso premier, in una delle giornate più surreali della storia recente dell’isola, aveva denunciato alla Polizia di essere stato ricattato da Fenech per ottenere la grazia. Altro episodio sospetto dunque, che ha aggiunto ulteriore confusione nell’intricata matassa maltese.

Le dimissioni di Muscatt però non sarebbero immediate: il premier lascerà solo quando il Partito Laburista designerà un nuovo leader, dunque non prima di gennaio. Ma intanto Malta si prepara al tramonto di un’era politica iniziata nel 2013 ed in cui la vicenda di Dafne Galizia potrebbe, alla lunga, non dimostrarsi solo una piccola macchia scura od un singolo episodio isolato.

L’impressione è che le indagini sull’uccisione della giornalista potrebbero aver aperto un vero e proprio vaso di Pandora.

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