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Tra le mille porte del Fushimi Inari dove vive lo spirito della Volpe

Più antico della stessa Kyoto, il tempio degli dei del Riso e della Volpe affascina turisti e giapponesi. La devozione e l'influsso culturale del Kitsune

Tra le mille porte del Fushimi Inari dove vive lo spirito della Volpe

Migliaia di porte rosse, i torii, l’uno davanti all’altro. Un tunnel lunghissimo che porta fin sulla vetta del Monte Inari e, dritto, al cuore della spiritualità shinto giapponese.

Il Fushimi Inari Taisha è una delle mete imperdibili. A pochi minuti da Kyoto, si raggiunge con il trenino locale sulla linea che conduce a Nara. Non c’è bisogno di scervellarsi a trovarlo: appena fuori la stazione, le porte vermiglie del tempio “aprono” ai visitato uno degli scrigni più preziosi dell’anima del Giappone (guarda la gallery). Fu fondato nel 794, quando di Kyoto ancora nessuno aveva pensato di farne una capitale.

Qui si venera la divinità Inari, che è l’apoteosi dello spirito del Riso. Va da sè che, data l’importanza di questo alimento in tutte le culture asiatiche, si tratti di una delle divinità più rispettate e temute dell’intero pantheon scintoista. Inari dialoga con gli uomini. Lo fa affidandosi alle sue messaggere predilette, alle volpi rosse.

Lo Spirito della Volpe è, in Giappone, il Kitsune. Si tratta, come per altre figure mitologiche quali l’uccello Ho-o, di un patrimonio condiviso con le altre culture asiatiche. In Cina è lo Jiuweihu, un essere che si esprime con l’inquietante voce di un bambino, che si porta sulla coscienza la caduta di principi, aristocratici e persino di un’intera dinastia imperiale, quella degli Xia. In Corea è il kumiho, un terrificante mutaforma che divora i cuori e i fegati degli uomini.

All’ombra del Sol Levante, invece, la Volpe – che dalle storie del folklore è rappresentata spesso come dotata di nove code – può essere tanto malvagia quanto dispensatrice di aiuto, consigli e ricchezza. Aver a che fare con il Kitsune non è semplice, può essere fonte di guai oppure di immense fortune.

Sarà per questo che al Fushimi Inari si recano in massa commercianti, venditori e chiunque abbia a che fare con il pubblico. Lanciano i loro bigliettini da visita, quelli che comunemente offrono ai clienti, potenziali o meno. Sperano nella benevolenza degli spiriti. Accanto a loro ci sono studenti in ansia per l’ammissione alle università, famiglie che chiedono la sistemazione per i loro figli, malati che sperano di recuperare la salute. Per ognuno di loro c’è un amuleto, una formula, un biglietto da votare alle divinità affinché ascoltino le loro richieste.

L’attrazione più famosa del tempio al monte Inari è il serpentone di torii rossi. Si abbarbica lungo i piani del dislivello, conducendo il fedele ai vari piani del sito religioso fino alle porte della foresta sacra. Ogni porta ha delle scritte. La tradizione, qui, è devotamente custodita.

Il fascino che le porte rosse hanno agli occhi del visitatore occidentale sta tutto nel grande cinema. Qui, infatti, è stata girata una delle scene più belle del film “Memoria di una Geisha” di Rob Marshal, tratto dall’omonimo romanzo long seller di Arthur Golden.

Ma lo spirito della Volpe è stato ritratto, citato e disegnato in decine di manga e cartoni famosissimi in Europa tra cui Naruto.

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