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"Israele mentì sull'atomica iraniana". Ecco i documenti segreti del Mossad

Le carte ottenute da Al Jazeera dimostrano che l'intelligence israeliana era di tutt'altra opinione. Teheran "non stava svolgendo l’attività necessaria per la produzione di armi"

"Israele mentì sull'atomica iraniana". Ecco i documenti segreti del Mossad

Quando Israele denunciò alle Nazioni Unite che Teheran cercava di produrre una bomba atomica, non c'era nulla di vero. La rivelazione arriva da uno dei documenti segreti ottenuti da Al Jazeera come parte del dossier "Spycables" e spiega che il Mossad era di tutt'altra opinione.

Nell'ottobre del 2012 i servizi segreti di Israele avavano concluso che l'Iran "non stava svolgendo l'attività necessaria per la produzione di armi" nucleari. Soltanto un mese prima il premier israeliano Benjamin Netanyahu aveva parlato all'Onu, sostenendo l'esatto contrario e dicendo che Teheran aveva completato il 70% delle attività necessarie a ottenere l'arma nucleare.

L'ex capo del Mossad Meir Dagan - scrive Al Jazeera - già nel 2012 aveva accennato a un dissapore con Netanyahu, avvertendo del rischio di sovrastimare il rischio posto dall'Iran, che avrebbe potuto avvicinare una guerra con Teheran.

Tra le rivelazioni, che vengono da documenti ottenuti dal Guardian e da Al Jazeera, anche il fatto che la Cia cercò di contattare Hamas utilizzando canali riservati, pure se il gruppo palestinese è considerato dagli Stati Uniti una "organizzazione terroristica". L'intelligence americana puntava a reclutare agenti nella Striscia di Gaza.

Cosa c'è negli SpyCables

C'è probabilmente molto altro nei documenti dei servizi ottenuti da Guardian e Al Jazeera. Dalla Cia al MI6, dal russo Fsb ai servizi iraniani, le carte che le due testate pubblicheranno coprono un periodo che va dal 2006 al 2014 e comprendono dettagli di incontri e analisi interne scritte dai sudafricani del Ssa. Ma pure la corrispondenza esistente con le agenzie d'intelligence di molti Paesi occidentali.

Diatribe, proteste, richieste di mettere sotto controllo persone e numeri di telefono. Ma anche questioni di banali amministrazione. Come quella volta che l'ambasciata d'Algeria in Sudafrica chiese che davanti all'edificio venisse appeso un cartello "vietato parcheggiare", come già c'era davanti alle rappresentanze di Stati Uniti e Gran Bretagna.

Il direttore di Al Jazeera ha raccontato in un editoriale come è stato deciso che cosa pubblicare, puntando a "una maggiore trasparenza nel campo dell'intelligence", su cui denuncia "un esame inadeguato" nell'ultimo decennio, che ha permesso loro di "agire al di fuori delle leggi e in alcuni casi del diritto internazionale".

"In molti casi si nascondono dietro a un velo di segretezza non necessario", spiega ancora. E i documenti che le due testate pubblicheranno promettono di sollevarlo.

Tutelando la sicurezza degli agenti in attività, ma contribuendo a fare più chiarezza.

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