Mondo

New York, El Chapo protesta per le condizioni carcerarie

Il capo del narcotraffico messicano Joaquin Guzman, detto "El Chapo", è comparso oggi in un tribunale federale di Brooklyn, a New York

New York, El Chapo protesta per le condizioni carcerarie

Fa sapere che in carcere si trova male e che le condizioni di vita sono troppo dure. Il narcotrafficante messicano Joaquin Guzman, noto come "El Chapo", comparso oggi in un tribunale federale di Brooklyn, a New York, tramite i suoi avvocati ha protestato. All'udienza, che si è svolta sotto rigide misure di sicurezza, erano presenti anche la moglie del boss, Emma Coronel, e la sua legale messicana, Silvia Delgado.

Ma di cosa si lamenta El Chapo? Prima di tutto che nel carcere in cui è detenuto, a Manhattan, sta 23 ore rinchiuso in cella e solo per un'ora gli è concesso "un po' di esercizio solitario", a parte le riunioni con gli avvocati. I legali denunciano inoltre che non gli verrebbe permesso neanche di prendere un bicchiere d'acqua (ma in questo caso, evidentemente, ci sono precisi protocolli di sicurezza) e chiedono che gli venga consentito di ricevere visite, per esempio da parte della moglie e del suo avvocato.

'Estradato negli Usa lo scorso 20 gennaio, El Chapo si era subito dichiarato non colpevole delle accuse mosse contro di lui: diciassette in tutto. Le più gravi sono queste: aver guidato una banda criminale che dal 2003, insieme ad altri capi del narcotraffico messicano, ha inviato e distribuito negli Stati Uniti circa 457 tonnellate di cocaina; essere legato a una decina di omicidi.

Il caso presso il tribunale di Brooklyn è aperto dal 2009, ma a novembre del 2016 la procura ha depositato un nuovo documento in cui accusa Guzman di diverse accuse, fra cui narcotraffico, appartenenza a un'organizzazione criminale e distribuzione illegale di marijuana, cocaina, metanfetamine ed eroina.

Commenti