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Ora anche la Polonia ha il suo Russiagate: lo "scandalo Waitergate"

Il partito anti-Putin Piattaforma Civica ha subito accusato Diritto e Giustizia di avere “venduto” la Polonia allo storico oppressore russo

Ora anche la Polonia ha il suo Russiagate: lo "scandalo Waitergate"

In Polonia, il partito attualmente al governo, Diritto e Giustizia (PiS), è stato di recente accusato dai media locali di “collusione con i Russi”.

Nel Paese cattolico è appena esploso lo “scandalo Waitergate” (dal vocabolo inglese “waiter”, ossia “cameriere”), incentrato su alcune “scottanti” registrazioni audio effettuate, appunto, dai camerieri di due ristoranti alla moda di Varsavia, il Sowa & Przyjaciele e l’Amber Room. Queste sarebbero state effettuate dal personale dei due locali tra il 2013 e il 2015 e conterrebbero i dettagli di numerose conversazioni avvenute tra “parlamentari del PiS” e “uomini del Cremlino.

Le trascrizioni degli audio sono state appena pubblicate in Polonia all’interno di un libro-inchiesta, In a Foreign Alphabet: How People of the Kremlin and PIS Played with the Eavesdropping, scritto da Grzegorz Rzeczkowski, cronista investigativo del settimanale di sinistra Polityka. Dai dialoghi carpiti di nascosto dai camerieri dei ristoranti non è però possibile risalire all’identità dei partecipanti agli incontri, ma Rzeczkowski assicura che il personale del Sowa & Przyjaciele e dell’Amber Room gli avrebbe garantito che quelli seduti allora ai tavoli dei due locali sarebbero stati “deputati conservatori del Sejm (ossia la Camera bassa della Polonia)” e individui ripetutamente qualificatisi in quei frangenti come “emissari del governo di Mosca”.

In base al contenuto delle registrazioni, gli incontri svoltisi, nell’arco di tempo considerato, in sale riservate dei due rinomati locali sarebbero stati finalizzati alla conclusione di uno scambio di favori tra i vertici della formazione politica conservatrice polacca e i funzionari moscoviti. In particolare, i rappresentanti del PiS avrebbero organizzato i pranzi presso il Sowa & Przyjaciele e l’Amber Room al fine di farsi accordare dal Cremlino “aiuti finanziari” in vista delle elezioni che si sarebbero svolte nel Paese cattolico nell’ottobre del 2015 e che sarebbero poi state vinte proprio dal partito nazionalista.

Quale contraccambio per l’impegno di Mosca al fianco di Diritto e Giustizia, i parlamentari avrebbero promesso agli inviati del gigante slavo una “svolta filo-Putin” da parte del governo di Varsavia non appena i vertici della formazione sovranista fossero saliti al potere sull’onda del trionfo alle consultazioni in questione. Gli esponenti del PiS presenti ai pranzi eleganti avrebbero appunto garantito allora ai delegati del Cremlino che il nuovo esecutivo polacco a guida nazionalista avrebbe immediatamente rimosso ogni divieto alle importazioni nello Stato est-europeo di carbone russo”. Le restrizioni commerciali citate erano state introdotte nel 2013 in Polonia dall’allora premier moderato Donald Tusk, leader del movimento europeista e anti-Putin Piattaforma Civica.

Il libro redatto da Rzeczkowski, oltre alle trascrizioni delle conversazioni incriminate, contiene anche la testimonianza di una persona che sarebbe stata “presente” agli incontri verificatisi nelle sale riservate dei due locali di Varsavia. Nell’opera pubblicata di recente dal reporter figurano infatti le rivelazioni di Marek Falenta, quarantatreenne magnate polacco attivo nel settore dei combustibili fossili.

Costui ha rilasciato al giornalista di Polityka delle dichiarazioni in cui confessa di essere stato uno degli organizzatori degli incontri tra uomini del PiS ed emissari del Cremlino e in cui conferma il contenuto delle registrazioni audio, addossando ai rappresentanti della formazione conservatrice la responsabilità di avere chiesto “favori” ai delegati di Putin promettendo in cambio la revoca dei divieti alle importazioni nello Stato Ue di carbone russo.

Rzeczkowski, intervistato ultimamente da diversi network di Varsavia e occidentali in merito alle accuse lanciate dal suo libro contro il partito attualmente al governo del Paese cattolico, ha affermato che le ingerenze di Putin verificatesi durante la campagna elettorale polacca del 2015, sollecitate da rappresentanti di Diritto e Giustizia, sarebbero state la “prova generale” delle pesanti interferenze che il Cremlino avrebbe condotto di lì a poco nelle presidenziali americane, danneggiando Hillary Clinton a vantaggio di Donald Trump.

A sostegno della veridicità delle conversazioni e delle testimonianze pubblicate dal reporter si sono subito schierati i membri di Piattaforma Civica, principale partito d’opposizione alle politiche del PiS. Ad esempio, Radek Sikorski, eurodeputato del movimento anti-Putin ed ex ministro degli Esteri di Varsavia, ha indicato le registrazioni incriminate come la prova del “tradimento” compiuto dai vertici sovranisti polacchi, colpevoli di avere “venduto” la nazione cattolica al suo storico oppressore russo. Sempre a detta dell’europarlamentare, il contenuto del libro di Rzeczkowski dimostrerebbe, di conseguenza, che l’attuale esecutivo conservatore sarebbe “illegittimo”, in quanto frutto di elezioni “manipolate da una potenza straniera”.

Una secca smentita all’indirizzo delle accuse lanciate dal reporter del settimanale di sinistra e da Piattaforma Civica è stata compiuta da un altro rappresentante polacco all’interno dell’Assemblea di Strasburgo, Beata Szydło. Costei, esponente proprio di Diritto e Giustizia ed ex primo ministro di Varsavia, ha bollato come“fango” quanto pubblicato dal cronista, evidenziando la “debolezza” del contenuto delle registrazioni audio, da cui non è appunto possibile risalire all’identità di alcuno dei partecipanti ai pranzi. La donna ha poi condannato il fatto che Rzeczkowski abbia preso per buone le testimonianze del magnate Falenta, pluricondannato dalla giustizia polacca per “condotte fraudolente e dichiarazioni mendaci”.

Relativamente alla presunta cancellazione dei divieti di importazione nel Paese cattolico del carbone russo, la Szydło ha negato che i governi a guida PiS abbiano favorito un aumento degli acquisti dall’estero di tale risorsa energetica:“Se i giornalisti, invece di accusare chi non fa altro che difendere l’identità polacca dalle mire egemoniche di Bruxelles, andassero a confrontare la quantità di carbone russo acquistata dagli esecutivi di Diritto e Giustizia con quella importata negli anni dei governi guidati da Piattaforma Civica, scoprirebbero che non vi è stata alcuna impennata dei flussi di combustibile straniero verso il nostro Paese durante il mandato dei premier del mio partito”.

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