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Ora Trump attacca Apple e Google per i rapporti con la Cina

Donald Trump mette alle strette i due colossi dell'hi-tech: per Google c'è la ventilazione di un ipotetico problema sulla sicurezza nazionale, mentre Apple, ancora una volta, è stata invitata a produrre negli States

Ora Trump attacca Apple e Google per i rapporti con la Cina

Donald Trump ha rilanciato ancora nei confronti della Cina. La bagarre geopolitica, in questa circostanza, rischia di interessare o quantomeno di sfiorare due colossi aziendali del mondo contemporaneo.

Nel corso della giornata di oggi, The Donald ha sollevato quello che in breve tempo può divenire un caso: Apple e Google sono finiti nel mirino del tycoon. Il mezzo scelto, com'è ormai prassi, è quello social: Twitter. Il perché - come anticipato - riguarda le relazioni, che peraltro, almeno in uno dei due casi, sono da verificare, delle due multinazionali dell'alta tecnologia con la Repubblica popolare cinese. Bisogna anche operare per mezzo di qualche distinguo. Rispetto a Google, infatti, il presidente degli Stati Uniti ha dichiarato che "potrebbero esserci o no timori di sicurezza nazionale". Subito dopo, il Commander in Chief ha aggiunto quanto segue, così come riportato dall'Agi: "Se c'è un problema lo scopriremo, mi auguro sinceramente che non ci sia".

Può essere l'annuncio di un temporale proveniente dagli Usa, ma bisognerà attendere eventuali sviluppi. Un discorso diverso, poi, va fatto in relazione ad Apple. La modalità comunicativa selezionata dal leader repubblicano è la medesima, mentre il contenuto della sua riflessione, cioè del post, è relativo uno dei temi più centrali per le istanze populiste: le delocalizzazioni: "Apple - ha tuonato l'uomo che a novembre del 2020 si giocherà la rielezione - non riceverà esenzioni tariffarie o riduzioni per i componenti del Mac Pro che sono fatti in Cina". Poi, come raccontato dalla Lapresse, ha indicato una via d'uscita: "Fateli negli Usa, niente dazi!" . Non si tratta di un proclama del tutto nuovo.

La produzione interna non è in crisi, ma il presidente vuole poter raccontare agli elettori di aver fatto il massimo per far sì che gli Stati Uniti tornassero tanto grandi quanto sovrani.

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